<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Negli istituti superiori cittadini

«Gli studenti trovati positivi? Per ora solo casi sporadici». A Verona funziona la formula al 50 per cento in presenza

Studentesse a lezione con la mascherina
Studentesse a lezione con la mascherina
Studentesse a lezione con la mascherina
Studentesse a lezione con la mascherina

Classi in quarantena? Nelle scuole superiori di Verona il fenomeno è ancora molto contenuto, se non addirittura sconosciuto in plessi popolosi come il liceo scientifico Fracastoro e il Galileo Galilei. In tutta la città il dato è di 111 “contatti“, cioé di studenti che hanno avuto in classe un positivo ma che non è detto siano stati a loro volta contagiati: vengono sottoposti a tampone e, se negativi, 72 ore dopo tornano in classe. Alla luce di questa situazione, c'è qualche dirigente che troverebbe ingiusto penalizzare ancora una volta il mondo scolastico con ulteriori eventuali rigide chiusure.

 

«Abbiamo registrato qualche sporadico contagio contando un paio di classi in quarantena, non in contemporanea, distribuite tra questa e la scorsa settimana», afferma Anna Capasso, la dirigente del liceo Messedaglia che conta 1.400 iscritti. «Il piano strutturato sul 50% delle presenze regge molto bene e, vista l'alternanza della presenza a scuola, anche l'eventuale quarantena finisce per coincidere con il periodo programmato di didattica a distanza, contenendo in questo modo i disagi per gli studenti. Il Sisp è molto presente e rispetta tempi e protocolli».

 

Tra i ragazzi emerge la gioia di potersi ritrovare in classe, tra i banchi, anche se il momento della didattica in presenza risulta il più tosto da affrontare, perché prevede spesso e volentieri test e verifiche. «Purtroppo le restrizioni degli spazi hanno portato a qualche caso di dispersione scolastica perché persino un banco in più, un questa situazione emergenziale, fa la differenza», prosegue la dirigente.

 

«Per i giovani che, come talvolta accade, sono insoddisfatti della scelta fatta, è praticamente impossibile cambiare il percorso di studi e si ritrovano costretti a proseguire con grande sacrificio. Rispetto allo zero degli anni passati, contiamo tre casi in cui diverse assenze prolungate dimostrano che gli studenti non vogliono frequentare la classe seconda». Per il resto Capasso ritiene che Verona sia una città privilegiata in quanto a disponibilità e capacità di utilizzo delle tecnologie, e ha così consentito una didattica a distanza soddisfacente. «Una nuova chiusura delle scuole la troverei ingiusta perché, visto che si sono ormai sperimentate varie strade, bisognerebbe se mai provare a dirigersi verso ipotesi ancora mai tentate, come la chiusura degli esercizi commerciali. Il sacrificio deve essere distribuito se si vuole davvero provare anche con i fatti quanto sia importante l'istruzione e la scuola per il futuro».

 

«Le paventate chiusure sono un orizzonte possibile, ma non una realtà, e ci auguriamo che ciò non accada», fa presente Luigi Franco, dirigente del Fracastoro. «Le disparità sono evidenti e sotto gli occhi di tutti, basta passeggiare tra i plateatici del centro per rendersene conto. Detto questo capisco però che ci possano essere necessità tali da indurre il legislatore a mettere in atto provvedimenti mirati».

 

«La didattica a distanza è stata sofferta da alcuni studenti, ma molte difficoltà sono anche già state superate. Nella stragrande maggioranze ragazzi e ragazze utilizzano con consapevolezza i dispositivi di protezione e finora non abbiamo avuto nessuna classe in quarantena, solo qualche singolo alunno rimasto isolato per contagi avvenuti in famiglia o in società sportive». Un'eventuale chiusura delle aule non entusiasma nemmeno Marco Gazzaniga, primo collaboratore del liceo Galilei.

 

«È stato detto più volte che la scuola è anche convivenza e scambio di idee, al di là della didattica, e gli studenti sono convinti che frequentare in presenza sia meglio. Per ora nessuna classe è finita in quarantena». Anche all'Istituto di istruzione superiore Ferraris i casi di Covid si contano sulle dita di una mano. «Abbiamo registrato un paio di casi in due classi e stiamo attendendo le indicazioni su come muoverci. Forse una classe finirà in quarantena, ma non è detto», dice il dirigente Rosario Blasco. «Viviamo alla giornata e speriamo che si possa arrivare almeno a un 75% di presenze, grazie ai vaccini che stanno venendo somministrati anche ai nostri docenti». 

 

Leggi anche
Zaia e le scuole, tutte le tappe: da Vò all'auspicio che «chiudano preventivamente»

Chiara Bazzanella

Suggerimenti