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CRISI DELLA LIRICA

Gli imprenditori:
«Rilanciare l’Arena
e salvare l’indotto»

Una suggestiva immagine dell’Arena gremita per una serata di Aida: l’indotto per la città è enorme
Una suggestiva immagine dell’Arena gremita per una serata di Aida: l’indotto per la città è enorme
Una suggestiva immagine dell’Arena gremita per una serata di Aida: l’indotto per la città è enorme
Una suggestiva immagine dell’Arena gremita per una serata di Aida: l’indotto per la città è enorme

Ristrutturare, dalle fondamenta, per rilanciare. Anche con operazioni dolorose, se servono, ma finalizzate a tenere in piedi un’attività la cui ricaduta per la città viene stimata in 400-500 milioni all’anno. È la linea di esponenti del mondo imprenditoriale veronese per la Fondazione lirica Arena, alle prese con l’adesione alla Legge Bray e con il piano di risanamento, che prevede anche riduzione di 65 su 283 lavoratori. Ciò mentre c’è stata una schiarita vista la disponibilità dei sindacati Cgil, Cisl, Uil e Cisal di riaprire la trattativa, che era stata bloccata dal sindaco e presidente Flavio Tosi, dal sovrintendente Francesco Girondini e dal direttore operativo Francesca Tartarotti.

«Dopo l’ultimatum lanciato dal sindaco Tosi che contempla la messa in liquidazione della Fondazione nel caso in cui i sindacati e lavoratori non avessero accettato, entro pochi giorni, di accomodarsi al tavolo per avviare la trattativa prevista dalla legge Bray, la situazione si è fatta davvero pesante», dice l’imprenditore Giorgio Pasqua, presidente della Fondazione Verona per l’Arena che organizza i presepi in Arena.

«A questo punto, è necessario che si ripristini un clima di serenità per giungere a una possibile soluzione della difficile crisi in atto. Tutto il mondo economico veronese dovrebbe in qualche modo intervenire, soprattutto in considerazione dell’enorme indotto. È evidente che, sul difficile stato della Fondazione Arena pesa il progressivo taglio dei contributi erogati dai soci, a cominciare dalla Regione Veneto».

E sulla vicenda Giuseppe Riello, imprenditore, presidente della Camera di Commercio, uno dei soci della Fondazione Arena, spiega: «L’ente lirico è fondamentale per la promozione di Verona nel mondo e crea un indotto economico di oltre 400 milioni l’anno. Un fatturato ripartito tra migliaia di piccole e medie imprese veronesi. Un indotto che potrebbe anche aumentare una volta risanato e rilanciato l’ente lirico. L’imperativo, quindi, è salvare l’ente lirico, a tutti i costi».

Riello precisa: «Sono un imprenditore e so quanto sia pesante lo scegliere di tagliare alcune spese piuttosto che altre. Sono però anche abituato ad affrontare i problemi e ad andare avanti, ad agire, decidere, magari sbagliando, ma cercando di porre in essere strategie concrete per risolverli i problemi. Un’azienda non può fermarsi: perché macina costi, anche solo esistendo. I ricavi, invece, quelli non si generano stando fermi, bisogna andare a recuperarseli sul mercato. La Fondazione Arena non è più sostenibile economicamente, bisogna che se ne prenda atto».

Ma quale cura serve? «Non entro nel merito delle scelte operative, com’è abitudine della Camera di Commercio: abbiamo fatto la nostra parte erogando ogni anno gli importanti contributi richiestici, anche in un momento di forte difficoltà economica per le Camere di Commercio come questo. Le decisioni operative spettano ai vertici della Fondazione e al Consiglio d’amministrazione, in cui abbiamo un nostro rappresentante. I risultati di tali decisioni poi», prosegue Riello, «ci diranno se quel che si è fatto: si poteva fare meglio o peggio. Ma valuteremo in base ai risultati concreti, a posteriori. Sul quando agire per risanare la Fondazione, invece, il mio ruolo di socio fondatore mi impone di dire la mia: ora, subito, non è più possibile procrastinare».

Enrico Giardini

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