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Gennari, 85 voti e un’idea
«Il modello? Appendino»

Alessandro Gennari
Alessandro Gennari
Alessandro Gennari
Alessandro Gennari

Alle elezioni vere 85 voti sarebbero un’inezia. Alle primarie l’inezia, in relazione al totale, diventa un colpaccio. Alessandro Gennari, 33 anni, consigliere in Quarta circoscrizione (Santa Lucia, Golosine, Madonna di Dossobuono) ha vinto prendendo 85 sui 226 voti espressi alle «comunarie», le primarie online sul blog di Beppe Grillo, mercoledì. È lui, come L’Arena ha riferito ieri, il candidato sindaco del Movimento 5 Stelle alle elezioni amministrative di primavera.

Certo che 85 voti sembrano pochini...I votanti di mercoledì alle comunarie dovevano essere iscritti e registrati alla piattaforma Rousseau, del blog di Grillo, entro l’1 luglio 2016. Gennari si è imposto su Francesco Chiarelli, 63 voti, consigliere in prima circoscrizione Centro storico; su Olimpia Paudice (44), tributarista, e su Francesco Carcangiu (34), presidente della Settima circoscrizione (San Michele, Porto San Pancrazio). Totale 226 voti.

C’è di che stare allegri, con 85 voti? «Io sono stracontento della partecipazione», dice Gennari, che ha già un’idea per Verona. Prendendo un po’ le distanze dal caso Roma-sindaco Virginia Raggi. «Il mio modello è Chiara Appendino, il sindaco di Torino, del 5 Stelle. E ho già ricevuto tante proposte di collaborazione dal capoluogo piemontese. Il profilo è simile al nostro, con un forte tessuto di piccole e medie imprese».

Dipendente dell’azienda artigiana di famiglia che produce tendaggi, Gennari è un militante con esperienza e ha già svolto l’incarico di responsabile dei rapporti con la stampa del movimento, a Verona, per i consiglieri comunali e per varie iniziative. Come prassi pentastellata non ci sarà alcuna alleanza: «Faremo corsa da soli, con una bella squadra, per cambiare Verona». Per il M5S Gennari ha combattuto le battaglie dei cittadini di Madonna di Dossobuono a favore della chiusura dell’impianto Ca’ Facci.

Il neocandidato ha giocato a rugby anche tra le file del Verona in serie A, attore e regista in gruppi teatrali amatoriali veronesi e musicista per hobby. «Dopo dieci anni di amministrazione Tosi il tessuto sociale è a pezzi. L’approvazione del Piano degli interventi ha previsto cinque milioni di metri cubi di cemento. Verona è al secondo posto nella classifica delle città italiane per patologie respiratorie con seicentomila casi dovuti alla pessima qualità dell’aria».

Gli obiettivi? «Tutelare il paesaggio e il patrimonio culturale, riportare il verde a ridosso delle periferie, politica a favore delle piccole e medie imprese, e salvaguardare i servizi essenziali al cittadino, che devono rimanere pubblici. Abbiamo in mente una città che possa e debba meritare la qualifica di Smart City».

Ma 226 voti che base sono? Gianni Benciolini, capogruppo in Comune, nel 2012 candidato sindaco del M5S, che sfiorò il 10 per cento, chiarisce: «Se avessimo organizzato un’assemblea pubblica per votare il nostro candidato sindaco con 226 partecipanti, sarebbe stato un successo. Gennari? Ho per lui una grande stima e saprà proporre freschezza e idee, coinvolgendo i giovani». Perché Benciolini non si è ricandato a sindaco? «Avrei fatto prevalere me sul movimento».

E anche Mattia Fantinati, deputato del M5S, non ha dubbi: «I votanti hanno incontrato i quattro candidati sindaco, hanno ascoltato i loro programmi e hanno scelto online Gennari. A prescindere dai numeri, di base c’è il confronto con i cittadini, l’aver ascoltato le loro problematiche e aver spiegato loro le soluzioni che abbiamo». Francesca Businarolo, deputata del M5S: «Gennari è un giovane professionista che conosce bene la città. Il candidato sindaco non è stato scelto, come avverrà per gli altri partiti, dentro una segreteria di partito, né per un regolamento tra fronde. Lo ha scelto un’assemblea qualificata».

Da un ex pentastellato come Tancredi Turco, deputato ora di Alternativa libera-Possibile, arriva una stangata, però: «Una votazione ridicola, il fatto che il candidato sia stato scelto con soli 85 voti è segno di come la partecipazione, slogan originale del movimento, sia ormai superata e che una base, a Verona, non esiste più. Ormai», aggiunge, «il M5S è diventato una setta refrattaria ad allargarsi e non inclusiva». Il deputato nota che «nessuno dei tre consiglieri comunali uscenti si è candidato sindaco. Evidentemente per non perdere l’opportunità di andare in Parlamento, dando per scontata la non vittoria a Verona».E.G.

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