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Forza Italia, gli ex avversari lanciano la sfida al Palazzo

Davide Bendinelli (a sinistra) e Massimo Giorgetti ieri al Liston 12
Davide Bendinelli (a sinistra) e Massimo Giorgetti ieri al Liston 12
Davide Bendinelli (a sinistra) e Massimo Giorgetti ieri al Liston 12
Davide Bendinelli (a sinistra) e Massimo Giorgetti ieri al Liston 12

C’eravamo tanto odiati... Massimo Giorgetti e Davide Bendinelli, i due eterni rivali, sono i nuovi reggenti per Verona e provincia di Forza Italia. Un «duumvirato» per ricompattare il partito e lanciare la sfida per le prossime battaglie. Dal «no» alle riforme volute dal premier Matteo Renzi al referendum costituzionale di ottobre, alle elezioni provinciali che si terranno tra ottobre e dicembre e che, dicono, saranno le prove generali per la riconquista di Palazzo Barbieri nel 2017.

La «strana coppia» - alle ultime provinciali, nel 2014, Bendinelli, con Lega, lista Tosi e parte dell’Udc sosteneva Antonio Pastorello mentre Giorgetti era per il sindaco di Castelnuovo Giovanni Peretti con Pd e parte dell’Udc - è arrivata alla guida del partito berlusconiano dopo le dimissioni, per incompatibilità fra i due incarichi, da coordinatore provinciale di Fausto Sachetto, nominato vicepresidente dell’Autobrennero.

La scelta è quindi caduta sui due vicecoordinatori regionali: il sindaco di Garda Bendinelli e il consigliere regionale Giorgetti. Entrambi macchine da voti, Giorgetti, da assessore regionale uscente, è tornato a Venezia grazie alle 8.468 preferenze raccolte a sostegno di Luca Zaia, riuscendo ad avere la meglio sul rivale interno, che si era fermato a quota 7.210.

«Forza Italia», afferma Giorgetti, «è il nocciolo duro attorno al quale aggregare il centrodestra... Qui rappresentiamo il 20 per cento, tre volte la Lega, e ciò significa che l’elettorato di centrodestra non leghista è alla ricerca di un punto di riferimento. È la stessa analisi», sostiene, «che ha spinto Berlusconi a chiedere a Parisi di riorganizzare il partito». Il primo appuntamento, fa sapere, sarà la convention del partito a settembre. «Sarà l’occasione per lanciare il «no» a Renzi al referendum e per ricostruire una comunità politica: non dimentichiamo che nel Veronese la stragrande maggioranze degli amministratori è di area ex Pdl...». In vista delle provinciali (ci sarà solo l’elezione indiretta dei consiglieri poiché il presidente Pastorello resterà in carica fino al 2018), a differenza di due anni fa, Forza Italia presenterà una propria lista «collegata a realtà civiche del territorio». Tale appuntamento, avvertono Giorgetti e Bendinelli, saranno la «prova generale» delle amministrative. «Stiamo già predisponendo le liste e abbiamo già autorevoli adesioni» fa sapere il consigliere regionale. E lanciano un avvertimento agli alleati. «Prima vogliamo confrontarci sul programma poi troveremo il candidato sindaco più adeguato» fa sapere Bendinelli. E Giorgetti avverte: «Vogliamo pari dignità, l’obiettivo è trovare una candidatura unica». Berlusconi ha già indicato il deputato Alberto Giorgetti, fratello di Massimo. «Anche su questo ci confronteremo» assicura.

Bendinelli si dice ottimista: «Puntiamo a recuperare il consenso perduto a causa di scelte sbagliate a livello nazionale, ma anche locale, come quando ci presentammo su due fronti diversi alle scorse provinciali». Tuttavia si preannuncia un confronto piuttosto aspro. «Nel Consiglio comunale di Verona nessuno ci rappresenta, né l’indipendente Castelletti e neppure Daniele Polato».

Un’aperta sconfessione per colui che, almeno formalmente, è ancora il capogruppo azzurro in aula Gozzi. «Alle regionali ha fatto campagna per Barini, della lista Zaia... e ora parla per conto di Battiti, soggetto politico diverso da Forza Italia, con interessi comuni ma anche contrastanti... Ma se qualcuno lascia Battiti, e non è detto che non ce ne siano, è il benvenuto». Ma è capogruppo di Forza Italia...

Nella coalizione, mettono in chiaro, non ci sarà posto per chi voterà sì al referendum «a sostegno di Renzi e di una riforma che non sta in piedi». Un avvertimento a Flavio Tosi, ma anche a formazioni centriste come l’Udc o Scelta civica. «Tra i 60 voltagabbana che hanno votato sì nel voto di fiducia sulla riforma costituzionale c’erano anche i parlamentari di Fare!, non possono essere dei nostri» esclama Giorgetti.

Enrico Santi

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