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Le reazioni

Fondi per la Statale 12, la gioia dei residenti: «Adesso possiamo vedere una luce in fondo al tunnel»

I rappresentanti del Comitato in via Gelmetto, dove arriverà la variante (Marchiori)
I rappresentanti del Comitato in via Gelmetto, dove arriverà la variante (Marchiori)
I rappresentanti del Comitato in via Gelmetto, dove arriverà la variante (Marchiori)
I rappresentanti del Comitato in via Gelmetto, dove arriverà la variante (Marchiori)

«Finalmente vediamo una luce in fondo al tunnel, meno traballante di una fiammella di candela. Per il brindisi aspettiamo però novità concrete sull'avvio della variante alla Statale 12». L'ottimismo e la gioia prendono sotto braccio la prudenza tra i cittadini riuniti nel comitato che, ormai da lungo tempo, si fa in quattro per portare a casa un'opera indispensabile per togliere code di camion dal rione più a sud di Verona. «La nostra battaglia è iniziata più di vent'anni fa», ricorda Giuliana Perale, figura simbolo del comitato. «Ad agosto compirò 82 anni e non posso attendere altrettanti anni per vedere l'opera realizzata. Faccio di tutto per tenermi in forma e riuscire così a salire, quando sarà giunto il momento, su quell'escavatore da cui la vicepresidente della regione, Elisa De Berti, mi ha promesso che potrò dare la prima “bennata”. Quel giorno, che potrebbe essere in strada di Ca' Brusà, da cui la variante si aggancerà alla svincolo dell'Alpo, innaffierò il via ai lavori con una bottiglia magnum di spumante, ma il tempo stringe e i politici devono essere coesi. Il traffico non ha colore politico, è deleterio per tutti, e ci vuole unione e capacità di agire insieme per ottenere un obiettivo tanto essenziale quanto atteso».

Le promesse, dopo 22 manifestazioni in piazza, si sono susseguite, scandite purtroppo da parecchie delusioni. Ora, il fatto che la Regione Veneto abbia inserito la variante alla Statale 12 tra le infrastrutture necessarie alle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026 lascia ben sperare, ma c'è ancora il timore che, a causa di contrasti politici, non arrivino tutti i fondi necessari. Del resto i 61 milioni previsti finanzieranno solo in parte la variante, per la quale ne servono 145. I rimanenti saranno stanziati nel contratto di programma con Anas, che andrà in approvazione quest'anno.

«Sono stato chiamato direttamente dalla De Berti, che ha voluto darmi la notizia subito dopo la giunta regionale», dice Bruno Arzenton, portavoce factotum del comitato. Anche lui è alla soglia degli 82 anni, e non era ancora in pensione quando la sua battaglia ebbe inizio. «Via Belfiore, negli incroci più vicini a piazza Roma, è stata segnata da numerosi incidenti, in alcuni casi anche mortali. Io stesso sono stato investito. L'aria è irrespirabile, il rumore assordante, specie nelle ore di punta della mattina e del tardo pomeriggio. Ora serve una politica unita, che agisca compatta per portare a casa l'opera entro il 2025». Bruna Beccaro altro pilastro della battaglia, è tra le anime più giovani del comitato. Ha “soltanto” poco più di 70 anni e ricorda ogni tappa del percorso fatto finora.

«Nell'ottobre del 2007 c'è stata la prima manifestazione a cui ne sono seguite altre 21 fino al 2013» rammenta. «Eravamo in oltre 1.500, poi la gente ha iniziato a seguire i cortei dalle finestre e a non crederci più, visto che nessuno ci dava retta. Quindi si è cambiata strategia, organizzando assemblee e cercando il dialogo con i politici. Già nel 2010 eravamo andati a Venezia per partecipare al consiglio regionale. Prima ancora eravamo stati in Provincia e poi sei volte in Prefettura». Il momento più buio di tutto l'iter lo ricorda Bruno. «Nel 2012 è stato presentato il progetto della variante in Provincia, che a sua volta ha invitato i Comuni a esprimere la propria opinione. In quattro mesi abbiamo visto i Comuni limitrofi dire subito la loro, da Castel D'Azzano a Buttapietra, Isola della Scala e Vigasio, mentre Verona è rimasta silente fino al 2015».

Proprio in quell'anno Buttapietra aveva reso noto un conteggio del traffico dalle 7 alle 19 sulla statale pari a 17.700 veicoli giornalieri, di cui 3 mila autotreni. «Ora ce ne sarà almeno il 30 se non il 40 per cento in più» dice Bruno facendo notare il transito incessante che costringe a code persino di 35 minuti per raggiungere il poco distante Policlinico. «Abbiamo il diritto di vivere la nostra piazza senza colpi di clacson ed esalazioni continue. Oltre alla variante andrà rivista la viabilità interna al quartiere tenendo conto che via Ca' di Aprili, nonostante la cartiera sia ferma, si sta trasformando in una seconda statale.

Chiara Bazzanella

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