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Il caso in Consiglio Comunale

Flavio Tosi confessa: «Il voto "fantasma" di Bacciga? Idea mia. Il sistema da remoto non regge»

Esterni di Palazzo Barbieri
Esterni di Palazzo Barbieri
Esterni di Palazzo Barbieri
Esterni di Palazzo Barbieri

A votare al posto del leghista Andrea Bacciga durante una seduta fiume sulla variante urbanistica 29 è stato un consigliere di minoranza. A «confessare» quello che per il sindaco Federico Sboarina è un «grave reato di cui il colpevole dovrà assumersi le proprie responsabilità in quanto eletto dal popolo», è Flavio Tosi.

 

«È stato un consigliere del mio gruppo, gliel’ho detto io di farlo». Il motivo? «Una provocazione, tanto che il voto è stato di astensione e non ha quindi influito sull’esito, per dimostrare che il sistema delle votazioni da remoto, come avevamo più volte denunciato, non regge. Perché chiunque, come è stato dimostrato, può sostituirsi a un consigliere e votare al posto suo».

 

Risolto, quindi, il giallo del voto fantasma attribuito a Bacciga durante una recente seduta del Consiglio? Oppure ci troviamo di fronte a un gioco di specchi dove la verità si mescola alla dissimulazione? All’esame dell’Aula c’era un emendamento delle minoranze. L’esponente della Lega che aveva fatto sapere di aver interrotto il collegamento alla piattaforma informatica, si trovava a Conegliano Veneto a festeggiare il compleanno con la moglie. Il primo colpo di scena è avvenuto ieri a fine mattinata nella sala Arazzi del municipio.

 

Il sindaco Federico Sboarina, attorniato dal presidente del Consiglio comunale Leonardo Ferrari, di Fratelli d’Italia, e dai capigruppo di maggioranza, aveva fatto conoscere l’esito di un’indagine svolta dalla società che gestisce la piattaforma Concilium. «L’autore di questa azione inaccettabile», ha esordito Sboarina, «sarebbe un consigliere di minoranza che per sostituirsi a Bacciga ha utilizzato un telefonino il cui codice IP era stato registrato in un’altra circostanza dal sistema. E il proprietario sarebbe stato identificato... La certezza ce la darà la polizia postale alla quale il presidente Ferrari ha già presentato denuncia».

 

Le ipotesi di reato sono “falsità materiale commessa da pubblico ufficiale” (articolo 476 del codice penale) e “sostituzione di persona” (articolo 494). In conferenza stampa è stata poi mostrata la registrazione di un intervento dell’ex sindaco poco prima del “fattaccio”.

 

«Mi si dimostri», diceva Tosi, «che chi vota è realmente collegato da remoto perché in caso contrario sarebbe un illecito pesante». E intorno alle 23,45, sempre Tosi chiedeva se Bacciga c’era. Alla risposta negativa di Ferrari, replicava: «Strano, mi sembrava di sì». Poi, a mezzanotte, il voto fantasma.

 

«Ecco», osserva Sboarina, «i tecnici hanno rilevato che lo stesso smartphone che ha votato, qualche minuto prima si era collegato alla seduta lasciando traccia». Nessuno accusa Tosi, ma il messaggio è chiaro. «Non c’è un problema di fragilità del sistema, ma di legalità» esclama il sindaco invitando i gruppi di minoranza estranei all’accaduto «a dissociarsi perché la dialettica politica può essere feroce, ma le regole vanno rispettate».

 

Ma l’accusato risponde con la sua verità e restituisce l’attacco. «Il problema», replica Tosi, «non è chi ha dimostrato le falle del sistema, ma chi si rifiuta di controllare. Abbiamo chiesto di fare come in Regione dove chi vota deve accendere la telecamera e mostrarsi, ma la proposta è stata bocciata, perché?».

 

Oggi alle 18 i rappresentanti delle minoranze incontreranno il prefetto per «chiedere garanzie sulla regolarità del voto in Consiglio».

 

IL DIRETTO INTERESSATO. L’episodio che mi ha visto coinvolto è di estrema gravità e penalmente rilevante». Andrea Bacciga torna a commentare i fatti della notte del 23 luglio e avverte: «Chi ha votato a mio nome ne pagherà le conseguenze. Certo», aggiunge, «non ci voleva un genio dell’informatica visto che la password era la stessa per tutti i consiglieri, ma ha commesso l’ingenuità di tradirsi con il telefonino».

 

Bacciga si dice rammaricato per «la totale mancanza di solidarietà da parte dei consiglieri di minoranza che, anzi, hanno fatto illazioni sulla mia integrità morale, ma la verità», conclude, «verrà fuori e quel giorno attendo le dovute scuse».

Enrico Santi

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