<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Fiera, una terapia d’urto per rilanciare lo sviluppo

Il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese, con il direttore generale, Giovanni Mantovani FOTOSERVIZIO  MARCHIORI
Il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese, con il direttore generale, Giovanni Mantovani FOTOSERVIZIO MARCHIORI
Il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese, con il direttore generale, Giovanni Mantovani FOTOSERVIZIO  MARCHIORI
Il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese, con il direttore generale, Giovanni Mantovani FOTOSERVIZIO MARCHIORI

Terapia d’urto. Anzitutto un aumento di capitale da 30 milioni. Da far sottoscrivere quanto prima dai soci. Poi percorrere ogni strada possibile sul mercato, dalle aggregazioni e a forme di collaborazione, su scala veneta ma non solo. E quindi manifestazioni e rassegne in presenza, con espositori, operatori e visitatori fisicamente tra i padiglioni. Senza con questo rinunciare all’ausilio delle tecnologie digitali per condividere eventi. È quanto mette in campo Veronafiere per innescare un processo di sviluppo dopo un anno - per la pandemia da Covid-19 e il lockdown - che ha portato a cancellare le rassegne previste, in primis il Vinitaly, ma soprattutto ha causato una riduzione del 70 per cento del fatturato. Anche se la società ha ridotto costi per totali 35 milioni. LA CURA. È Maurizio Danese, presidente di Veronafiere, con il direttore generale Giovanni Mantovani, a tracciare un programma per un futuro tutto da disegnare e riempire di contenuti. Ma anche di soldi. Visti quelli persi in questo 2020 tutto da dimenticare, in primis per i lutti causati dal Coronavirus, ma anche per le pesanti ricadute sulle imprese, sul lavoro e sulle fiere, volano di economia. «Il 2020 è stato un anno durissimo, con perdite nel comparto fieristico stimare in circa un miliardo italiano, che diventano tra i due e i tre miliardi se si considera appunto l’indotto generato dalla nostra attività», sottolinea Danese, che è anche presidente dell’Associazione esposizioni e fiere italiane, che riunisce 40 operatori fieristici nazionali, con oltre mille manifestazioni ed eventi organizzati in media ogni anno. ALTRI SOLDI DAI SOCI. Approfondendo le misure da adottare il presidente Danese cita appunto l’aumento di capitale, da circa trenta milioni. Va ricordato che i soci di Veronafiere sono il Comune di Verona, con il 39,488 per cento delle quote - è quello che ne ha di più - e quindi Fondazione Cariverona con il 24,078 per cento, poi la Camera di Commercio con il 12,985 seguito da Cattolica Assicurazioni (7,075), Banco BPM (7,009), Agenzia veneta per l’innovazione nel settore primario (5,379), Banca Intesa (1,354), Provincia di Verona (1,4) e altri con quote minori. PRIORITÀ. «La prima risposta adesso sarà l’aumento di capitale», conferma Danese, «e contiamo di convocare l’assemblea dei soci entro un mese. Era già programmato all’inizio di quest’anno, mentre il 2021 sarebbe dovuto essere quello della quotazione in borsa, ma tutto è stato bloccato dal Covid. Riprenderemo dunque da dove eravamo rimasti, cioè appunto l’aumento e confido in tutti i soci». Aperture ad altri soggetti diversi dai soci, in questa fase, come del resto ipotesi di inoptato (cioè quote sulle quale i vecchi azionisti non hanno diritto di opzione) non vengono non prese in considerazione. «Speriamo proprio che l’inoptato sia zero», chiarisce Mantovani. ALLEANZE. L’altro campo di azione di Veronafiere è quello di possibili aggregazioni o partnership. Corrono voci di possibili accordi con la fiera di Bologna, di Padova, di Milano, di Rimini e Vicenza. Il neorieletto presidente della Regione Luca Zaia ha detto di vedere con favore l’ipotesi di un polo fieristico veneto, magari proprio con Verona capofila. Veronafiere che cosa farà? «Noi siamo aperti al confronto e valuteremo ogni opzione, con l’obiettivo di rinforzare e sviluppare Veronafiere», spiega Danese, che con riferimento alla Regione cita «il sostegno che Veneto Sviluppo ci ha assicurato. Le parole del presidente Zaia vanno nell’ottica di sostenere le fiere e quindi valuteremo». Il direttore Mantovani cita però anche il rapporto con la fiera di Parma: «Stiamo procedendo con molta velocità il dialogo per forme di collaborazione». LAVORI. La Fiera ha voglia di risalite in fretta la china, dunque. Intanto, gli investimenti strutturali sono stati stoppati, spiega Mantovani, ma sta inoltre per partire la gara d’appalto per raddoppiare il parcheggio multipiano in viale dell’Industria, opera da 12 milioni, e nella stessa strada sarà concluso il nuovo ingresso al quartiere fieristico, di 300mila metri quadrati, sul quale poi vanno svolte le, costose, manutenzioni. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Enrico Giardini

Suggerimenti