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In Stradone Santa Lucia

Femminicidi, polemiche
per il murales cancellato

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Il murales in Stradone Santa Lucia, ora cancellato
Il murales in Stradone Santa Lucia, ora cancellato
Al posto delle scarpette il Canova

Le scarpette rosse, che da oltre due anni spiccavano in stradone Santa Lucia come simbolo del contrasto alla violenza sulle donne, non ci sono più. Al loro posto, sul lungo muro che racchiude l'ex scalo ferroviario, prenderanno forma nuove opere urbane di un centinaio di writers che, tra oggi e domenica, arriveranno a Verona da tutta Italia. Nonostante quella dei writers sia un'arte temporanea, destinata a rigenerarsi di continuo, questa seconda Graffiti Jam, promossa dall'associazione Street Scaligera, che coinvolgerà anche il muro delle ex officine Safem in viale Piave, si annuncia all'insegna delle polemiche.

 

L'aver eliminato con una secchiata di grigio il murale che sensibilizzava contro la violenza di genere sta infatti facendo arrabbiare residenti e politici. Il primo a indignarsi è il presidente della quarta circoscrizione Carlo Badalini che, in una nota, ricorda che i disegni «rappresentavano un punto di riferimento importante per i residenti, sia per la loro indubbia qualità artistica, sia per l'alto valore simbolico e culturale». E aggiunge: «Sappiamo che il progetto presentato dalla Street Scaligera è stato approvato in commissione, ma se ci avessero coinvolti avremmo sicuramente fatto presente l'importanza di salvaguardare almeno quei venti metri, su una parete di oltre trecento, sul contrasto al femminicidio». E «fatto ancor più grave», evidenzia, «è l'aver rimosso l'opera proprio a ridosso del 25 novembre, giornata contro la violenza sulle donne. Spero che in questi tre giorni prenda forma un nuovo murale sull'importante tematica».

 

Parla di «murale che andava preservato per il suo valore culturale di enorme importanza e attualità» anche il segretario del circolo Pd, Francesco Casella. E anche il senatore dem Vincenzo D'Arienzo reclama il rapido ripristino: «Serviva a ricordare che il problema esiste ogni giorno, e che va contrastato ovunque ci si trovi, ma anziché valorizzarlo e farne punto di riferimento dell'impegno che le istituzioni deve mettere in campo, una certa sottocultura impregnata di pressapochismo e insipienza ha portato alla sua eliminazione». Si sfoga sui social Elisa La Paglia, consigliera comunale del Pd, contro la «superficialità senza pari nell'aver cancellato anche un punto di riferimento per le visite guidate». Ammette che «obiettivamente è stato fatto un grave errore» anche Alberto Padovani, di Fratelli d’Italia, vice presidente dell'Amia ed ex consigliere in quarta. Che sottolinea: «Quei murales erano ormai parte integrante di Santa Lucia e Golosine».

 

Respinge le critiche il presidente della commissione per le politiche giovanili, il leghista Andrea Velardi, sostenendo che la scelta è stata condivisa con i consiglieri e spronata dagli stessi writers. «L'obiettivo della Street Scaligera e dell'amministrazione è dare decoro alla città tramite i graffiti. Quell'opera», esclama, «era stata imbrattata con simboli fallici e riferimenti alla droga. Capisco il desiderio di tutelare una tematica così importante, ma togliere il degrado non significa certo oscurare la lotta al femminicidio. I writers», conclude, «lavoreranno a loro spese e stiamo già stilando un elenco di muri nella quarta circoscrizione da dedicare proprio alla stessa e ad altre tematiche sociali». Conferma Alessandro Gennari, del Movimento 5 Stelle: «Vero, in commissione abbiamo tutti avvallato l'idea di coprire il murale perché imbrattato da incivili, ma siamo tutti d'accordo che il tema delle donne venga riproposto su altri o su quello stesso muro».

 

Marco, writer veronese, tra gli organizzatori della Graffiti Jam, ribadisce la massima disponibilità nel dare risalto a tematiche sociali, evidenziando pure che i murales nascono per sparire dopo qualche tempo, trattandosi di opere esposte al deterioramento. «Gli artisti in arrivo, dal Piemonte alla Puglia, tra cui molte donne», spiega, «si esprimeranno a tema libero e sarà difficile imporne uno specifico. Ma per noi impugnare le bombolette è sempre un gesto sociale, tanto che, in futuro, dipingeremo a nostre spese sui muri intorno al carcere di Montorio e faremo lezione ai ragazzini su richiesta del parroco di Ca' di David».

Chiara Bazzanella

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