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INTERVISTA ALL’INFETTIVOLOGA

Evelina Tacconelli: «Feste sì, ma con prudenza. E con sintomi anche lievi bisogna fare un passo indietro»

«Sul piano della comunicazione è stata fatta confusione e la variante Omicron mi pare è sopravvalutata»
Evelina Tacconelli, direttrice dell’unità Malattie infettive dell’Aoui
Evelina Tacconelli, direttrice dell’unità Malattie infettive dell’Aoui
Evelina Tacconelli, direttrice dell’unità Malattie infettive dell’Aoui
Evelina Tacconelli, direttrice dell’unità Malattie infettive dell’Aoui

Non sarà ancora un Natale normale. «Ma neppure simile a quello vissuto un anno fa negli ospedali», chiarisce Evelina Tacconelli, direttrice dell’Unità di Malattie infettive dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata. Richiama alla prudenza: «Meglio un tampone, soprattutto in presenza di “fragili“, anziani o non vaccinati». Sdrammatizza: «Variante Omicron? Forse è sopravvalutata». Richiama la necessità di «una comunicazione chiara, che non generi insicurezza». Quanto a lei celebrerà il Natale. «Con i parenti stretti. E non ne vedo l’ora».

 

Feste con prudenza, si dice. Quanta e con quali misure? Non è il numero a fare la differenza, soprattutto se le persone siano vaccinate. Semmai lo è lo scrupolo: in presenza di sintomi, anche lievi e banali, meglio fare un passo indietro.

 

Tamponi per sicurezza? Niente baci ed abbracci? È una misura per eccesso ma utile in caso di presenza di «fragili». Ha un senso soprattutto se siano coinvolti ultrasettantenni non vaccinati o sottoposti a profilassi molti mesi fa. Quanto alle relazioni, salvo evidenze sospette da non sottovalutare mai, teniamo presente come una vita a «rischio zero» non esista. Altrimenti non dovremmo attraversare neppure la strada o prendere un’Aspirina.

 

Il vaccinato, però, può infettare. Ha un senso la perplessità di alcuni su questo aspetto? La profilassi non è una barriera assoluta. Protegge dalla malattia grave e ciò vale anche per vaccini comuni come quello per il morbillo, per cui oggettivamente non serve fare indagini più approfondite. Ma la realtà della pandemia è altra cosa e per questo una precauzione in più non è mai sprecata.

 

Un positivo in famiglia, che fare? Una sola cosa: comunicare la situazione tempestivamente al medico curante.

 

Il tracciamento funziona o è da considerarsi una battaglia perduta? Al contrario: è tuttora una pratica importante e che, in Veneto, dimostra di funzionare. E che vale soprattutto nei confronti della platea di popolazione «fragile», anziana e che magari non ha ricevuto ancora la terza dose. Questi in realtà sono forse i momenti più pericolosi.

 

Qual è la situazione attuale nella sua valutazione? Abbiamo pazienti fragili, spesso oncologici, che muoiono per il Covid. Questa è la parte oscura del nostro futuro: c’è chi ancora paga per questo virus.

 

Variante Omicron: stando alle evidenze disponibili si può contare sulla protezione vaccinale? Mi sbilancio a favore del «sì». Questa mutazione del virus appare meno aggressiva quanto al quadro sintomatologico. Qualora provocasse sintomi influenzali nella popolazione non immunizzata ciò equivarrebbe alla produzione di anticorpi. Personalmente ritengo il «caso Omicron» molto sopravvalutato.

 

È in atto un sequenziamento della nuova variante? L’Istituto Zoooprofilattico del Veneto è all’opera e siamo in stretta collaborazione. A breve, dall’incrocio dei dati clinici dei pazienti, dovremmo essere in grado di fornire le prime evidenze anche sotto il profilo operativo.

 

In arrivo una nuova stretta dal Governo, mascherine all’aperto e in alcuni luoghi chiusi, obbligo vaccinale per altre categorie. Serve? L’Italia ha fatto un ottimo lavoro, potevamo essere un riferimento europeo. Ma si è sbagliato, incluso lo stesso Ministero, sul piano della comunicazione, in un balletto continuo tra «giusto e sbagliato». Tutto ciò genera confusione e insicurezza. Se obbligo vaccinale dev’essere è inutile crearne tutti i presupposti aggirando però l’ostacolo. Abbiamo un’evidenza comunque: la profilassi ha fatto la differenza.

 

Circa cinque milioni di renitenti al vaccino... Il termine “no vax“ non mi piace. La libertà di scelta terapeutica è individuale. Ma ho visto molte persone superare le paure grazie a una spiegazione sincera.

 

Un Natale più sereno? Sì, con tutta la prudenza. Ma anche con gli auguri a tutti.

Paolo Mozzo

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