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Estorsioni e spaccio, maxi blitz anti mafia Dieci arresti a Verona

Due auto dei Carabinieri in azione a Verona durante la maxi operazione contro mafia e riciclaggio che ha portato all’arresto di 19 persone
Due auto dei Carabinieri in azione a Verona durante la maxi operazione contro mafia e riciclaggio che ha portato all’arresto di 19 persone
Due auto dei Carabinieri in azione a Verona durante la maxi operazione contro mafia e riciclaggio che ha portato all’arresto di 19 persone
Due auto dei Carabinieri in azione a Verona durante la maxi operazione contro mafia e riciclaggio che ha portato all’arresto di 19 persone

Non solo ’ndrangheta calabrese e camorra casalese, ora anche la criminalità pugliese è arrivata a Verona. «È la prima volta che si evidenzia il sodalizio tra la malavita barese e quella scaligera», ha commentato il prefetto Donato Cafagna, «e questa nuova sinergia è un campanello d’allarme che deve preoccupare: bisogna fare molta attenzione a ciò che sta accadendo perchè l’operazione portata a termine con successo oggi dall’Antimafia e dai Carabinieri ha messo a nudo la presenza di un “filone mafioso” molto attivo in città, insieme agli altri che sono già stati oggetto di diverse interdittive con la chiusura di società colluse». Accade perchè «la nostra provincia è strategica e attira chi è dedito al malaffare», ha chiosato il Prefetto, «qui c’è una imprenditoria sana altamente appetibile: un blitz come quello di oggi conferma che quella delle infiltrazioni è purtroppo una realtà da combattere con tutte le forze». BLITZ ALL’ALBA. È iniziato tutto ieri mattina all’alba. Una vasta operazione dei carabinieri che ha visto coinvolti centinaia di militari dei Comandi provinciali di Verona e Bari, con il supporto dei reparti territorialmente competenti, dei Nuclei elicotteri di Bolzano e Bari nonchè dei nuclei cinofili di Torreglia di Padova, Bologna e Bari, ha permesso di dare esecuzione a provvedimenti cautelari nei confronti di 10 veronesi e 9 baresi ritenuti tutti responsabili dei reati di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti tra la Puglia e il Veneto aggravata dalla disponibilità di armi, nonché di minacce, di estorsioni e di spaccio al dettaglio di droga. I provvedimenti sono stati emessi dal gip del Tribunale di Venezia, su richiesta della Procura della Repubblica di Venezia - Direzione Distrettuale Antimafia, guidata dal procuratore Bruno Cherchi che ha diretto le indagini, sviluppate dal Nucleo investigativo dei Carabinieri di Verona: al termine di anni di indagini, è emersa l’esistenza di un articolato sodalizio criminale, attivo a Verona. L’operazione battezzata «Maestrale», avviata nel novembre 2016 dal Nucleo investigativo di Verona a seguito di un tentativo di estorsione denunciato da un commerciante veronese, sono state sviluppate con complesse attività tecniche, successivamente supportate dalle più tradizionali indagini di polizia giudiziaria. Alla fine i carabinieri sono riusciti ad individuare la presenza nel territorio scaligero di un sodalizio criminale pugliese con soggetti residenti a Verona: uno degli arrestati di ieri, affiliato ad un clan operante nel barese, è riuscito pian piano a «staccarsi» e a costituire il suo «regno» delinquenziale qui in città. L’INCHIESTA. L’attività d’indagine ha consentito, nel complesso, di raccogliere gravi indizi a carico di tutti i 19 indagati, tutti residenti in riva all’Adige e a Bari, documentando un’associazione dedita prevalentemente al traffico di sostanze stupefacenti e alle estorsioni (nei confronti di corregionali, ndr), anche mediante numerosi recuperi di droga, arresti in flagranza, ritardati arresti e sequestri nonché pedinamenti e perquisizioni. Il lavoro costante dei militari ha consentito di documentare la presenza a Verona, da decenni, di un esponente di spicco del noto clan barese Di Cosola il quale, mantenendo stretti contatti con i referenti pugliesi, è riuscito a mettere in piedi «in trasferta» un’associazione criminale gerarchicamente organizzata dedita principalmente al traffico di droga: per mantenere il pieno controllo del traffico illecito sulla piazza veronese, il malavitoso minacciava ogni potenziale nuovo concorrente. IL CLAN. La «banda», hanno spiegato ieri in conferenza stampa a Venezia il procuratore antimafia assieme al colonnello Ettore Bramato comandante provinciale dei carabinieri di Verona, aveva a disposizione anche una sorta di arsenale: armi da usare per spaventare chiunque si fosse messo in mezzo al business milionario o per minacciare chi, senza saperlo, era diventato una sorta di fermo-posta per l’approvvigionamento della droga dal sud Italia. Cocaina e marijuana, infatti, come arrivavano dalla Puglia a Verona? Essenzialmente in due maniere, hanno spiegato all’Antimafia, una oramai emersa da tempo e quindi meno sicura cioè attraverso veri e propri corrieri su bus di linea. L’altra modalità di trasferimento utilizzava invece inconsapevoli spedizionieri di pezzi di ricambio di autoveicoli, all’interno dei quali veniva nascosto lo stupefacente. Una volta che la merce arrivava a Verona, il prelevamento del pacco dal meccanico ignaro di tutto avveniva sistematicamente attraverso gravi minacce da parte del clan criminale. Uno di questi ha parlato, dando la stura all’operazione Maestrale. Ogni settimana si è stimato giungessero a Verona due chilogrammi di marijuana e 2-300 grammi di cocaina pura destinati allo spaccio locale. Ieri all’alba i carabinieri hanno eseguito 19 misure cautelari di cui 10 a Verona (6 in carcere e 4 ai domiciliari) e 9 nella provincia di Bari e Barletta (5 in carcere e 4 ai domiciliari). •

Camilla Ferro

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