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E c’è la mano scaligera
anche in un ospedale

Kökciyan con gli alunni della Scuola Verona costruita da L’Arena
Kökciyan con gli alunni della Scuola Verona costruita da L’Arena
Kökciyan con gli alunni della Scuola Verona costruita da L’Arena
Kökciyan con gli alunni della Scuola Verona costruita da L’Arena

La Scuola Verona, in prefabbricato, finanziata dai lettori e realizzata da L’Arena a Krasar, villaggio di 550 anime a 2.000 metri, nel nord del Paese. Dove ora una nuova catena di solidarietà (articolo a sinistra) porta a costruire una scuola in muratura. Mantenendo però, all’ingresso del nuovo edificio, la tabella che ricorda quel gesto di solidarietà «scaligera». Ma anche l’ospedale Redemptoris Mater, ad Ashotsk, villaggio a 2.200 metri di quota, poco distante da Krasar, al confine con la Georgia: donato all’Armenia da papa Giovanni Paolo II dopo il terremoto, utilizzando fondi della Caritas italiana. Fu costruito nel 2000 ed è tutt’ora gestito dai padri Camilliani. C’è un filo diretto che lega da decenni Verona con l’Armenia. E questo filo, alimentato dalla generosità di tanti veronesi, ha avuto un conduttore, attivo subito dopo il terribile terremoto del 7 dicembre 1988. In prima linea, sempre in contatto con il nostro giornale, ci fu monsignor Claudio Gugerotti, prete veronese, che all’epoca era responsabile del settore armeno della Congregazione delle Chiese orientali della Santa Sede. E poi fu nunzio apostolico in Georgia, Armenia, Azerbaigian (negli ultimi quattro anno anni lo è stato in Bielorussia e da poco lo è in Ucraina, con sede a Kiev). Fu lui, fra gli altri, a raccontare ai veronesi, attraverso L’Arena, la vita e le sofferenze del popolo armeno, e ad attivarsi - sensibilizzando in prima persona Giovanni Paolo II - per costruire l’ospedale nel villaggio di montagna.E.G.

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