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Droga sui bastioni nuovo arresto «Urgente un Cpr»

Un altro arresto per spaccio di droga sui bastioni di circonvallazione Maroncelli, a San Bernardino. E l’assessore alla sicurezza Daniele Polato rilancia: «Urgente un Cpr vicino». Ribadisce dunque la necessità - e la disponibilità di Verona ad accoglierne uno, valutando al meglio dimensioni e zona - di avere un Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) delle centinaia di persone, tra cui quella appena arrestate, su cui pende un decreto di espulsione. Ma che non vengono rimpatriate perché in Italia ci sono soltanto sette Cpr, per soli 715 posti disponibili - altri quattro ex centri di espulsione sono in ristrutturazione - e quindi chi potrebbe essere espulso e non lo è torna in libertà sul territorio nazionale. CONTRATTACCO. Polato dà così anche una stilettata al suo collega assessore Nicolò Zavarise, commissario provinciale della Lega, che ha definito «surreale» il dibattito su un Cpr a Verona «in quanto non c’è un progetto concreto e il tema non è mai stato affrontato». «Surreale? Ricordo che l’ex ministro dell’Interno e leader della Lega Salvini ha indicato nel decreto Sicurezza, a cui tra l’altro ho dato un contributo, che serve un Cpr per ogni Regione e lo stesso ha detto il deputato e consigliere leghista Comencini, oltre che il presidente della Regione Zaia», dice Polato. «E quel decreto lo hanno votato Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e 5 Stelle». «Ora, c’è chi fa politica», prosegue, «e chi, come l’Amministrazione e la Polizia municipale, d’intesa con la prefettura e con le forze dell’ordine, affronta i problemi e cerca di risolverli». Polato auspica un Cpr in Veneto, eventualmente a Verona, perché il più vicino dei sette è a Torino, mentre gli altri sono da Roma alla Sicilia, compreso quello di Bari in cui è stato condotto un cittadino romeno, pluripregiudicato, che viveva a Veronetta. FARE SQUADRA. L’assessore, presenti il leghista Roberto Simeoni, presidente della commissione consiliare sicurezza, dichiaratosi «in piena sintonia con l’assessore Polato», e il consigliere di Battiti Nicolò Sesso,rimarcato il concetto parlando del cittadino pakistano, di 27 anni, arrestato martedì mentre vendeva marijuana a tre studenti. E che ora potrebbe essere trasferito in uno dei Cpr di Bari o Brindisi. Sarebbe la seconda espulsione di un cittadino irregolare dal territorio comunale in meno di una settimana. La Procura ha condannato il pakistano, senza permesso di soggiorno, a cinque mesi e 10 giorni e ha autorizzato all’espulsione. Era stato arrestato dagli agenti del Nucleo operativo della Polizia giudiziaria della Polizia municipale, una squadra di dieci uomini guidata dal dirigente Massimo Pennella. SERVONO POSTI. «Con i pochi posti nei Cpr, soprattutto al nord, per ogni accompagnamento significa mettere a disposizione due agenti, per due giorni, il che costa al Comune costa circa mille euro. Diversamente sarebbe se il Centro fosse qui vicino, per lo meno nei confini regionali», sottolinea Polato. «Senza contare che portare a termine un’espulsione significa anche non vanificare il lavoro delle forze dell’ordine. È scritto all’articolo 2 del decreto Salvini, che semplifica le norme dei codici degli appalti per l’apertura di nuovi Cpr». «Non solo, l’articolo 2 cita l’efficacia dell’attività svolta dai centri per il rimpatrio degli irregolari, tanto da promuoverne l’apertura di nuovi, uno per regione, per risparmiare risorse e uomini». Polato replica così anche al consigliere regionale di Centro Destra Veneto Stefano Casali, di Verona Domani, non contrario ai Cpr anche se per lui andrebbero creati vicino ai luoghi degli sbarchi. LOTTA DURA. L’assessore ribadisce: «Combattiamo lo spaccio di droga senza sosta, controllando tutto il territorio. In poche settimane decine di arresti effettuati dagli agenti specializzati. Alcune zone sono state ripulite dagli spacciatori, come piazza Rosa e via Caroto. Ed entro ottobre avremo una unità cinofila, quindi un cane e un agente, ed è possibile che ne arriva anche un’altra dalla Lombardia». •

Enrico Giardini

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