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L'agguato di lunedì

Don Cristian fra i tifosi aggrediti
a Palermo, fedeli preoccupati

L'agguato di lunedì
Nel riquadro, don Cristian
Nel riquadro, don Cristian
Nel riquadro, don Cristian
Nel riquadro, don Cristian

Nel gruppo di veronesi rimasti vittime dell'agguato degli ultras palermitani dopo la partita Palermo-Hellas lunedì sera, c'è anche don Cristian Tosi, 34 anni, il parroco della chiesa di San Francesco d'Assisi a Vago di Lavagno.

Da sempre tifoso del Verona, quando lunedì mattina è partito per seguire la sua squadra del cuore, destinazione Palermo, mai avrebbe immaginato di venire aggredito dai supporter rosanero, assieme ad altri sette veronesi.

 

LA PREOCCUPAZIONE DEI FEDELI

Ieri il parroco gialloblù non ha risposto per tutto il giorno al telefono, trincerandosi dietro un... religioso silenzio.

Fuori dalla canonica, la sua auto parcheggiata, una Ford bianca, con all'interno il biglietto del parcheggio dell'aeroporto Catullo, unico indizio di quanto avvenuto nelle ore precedenti. Ma la notizia che un prete era nel gruppetto di veronesi aggrediti da una quindicina di palermitani, ormai, si era già diffusa in paese.

Gli abitanti di Vago, conoscendo la grande passione di don Cristian per il Verona, hanno subito pensato a lui. «Era don Cristian?», tutti cercavano conferme. Perché il parroco di San Francesco non ha mai fatto mistero della sua terrena fede calcistica, oltre a quella che l’ha portato e svolgere il suo ministero.

Va spesso allo stadio e anche in trasferta, quattro anni fa ha fondato addirittura l'Hellas Club dal suggestivo nome “Io credo, risorgerò”, ogni richiamo non è puramente casuale. E, a conferma di questa sua devozione alla squadra, ha fatto apporre all'ingresso della canonica due cassette della posta, rigorosamente una gialla e una blu. Tutti i fedeli, dunque, ne sono a conoscenza e ieri erano alquanto preoccupati per lui.

«Ma è tra i feriti?», si domandavano. «Speriamo non si sia fatto nulla».

 

L'AGGUATO

Don Cristian, in effetti, è stato coinvolto nell'agguato, riuscendo fortunatamente a non riportare gravi ferite. L'aggressione è avvenuta vicino al bed&breakfast L'Officina di Apollo, a Mondello, la località balneare a pochi chilometri dalla città, dove il gruppo di veronesi alloggiava. Poco dopo mezzanotte, al rientro dalla partita, hanno fatto ritorno al b&b, scortati dai carabinieri. Il veicolo si è fermato qualche metro prima, così il gruppetto è sceso e si è incamminato a piedi.

È stato allora che, d'improvviso, sono spuntati fuori una quindicina di ultras del Palermo, prima nascosti dietro le auto in sosta, pronti a tendere l'agguato. Volevano le sciarpe gialloblù e, al rifiuto di consegnarle, hanno scatenato l'inferno. Degli otto veronesi in cinque, tra cui la donna e don Cristian, sono riusciti a mettersi al riparo dentro il B&b, mentre i restanti tre cercavano di coprire loro le spalle, rimanendo così alla mercé degli ultras rosanero, numerosi e dunque ancora più pericolosi. Un supporter gialloblù è stato picchiato con delle cinghie, un altro è stato buttato a terra e preso a scarpate sulla schiena. Il bilancio è stato di tre feriti, tutti veronesi di 42, 51 e 52 anni, portati all'ospedale Villa Sofia e usciti con una prognosi dai cinque agli otto giorni.

 

«LUI È SPETTACOLARE»

A Vago l'apprensione per don Cristian, che comunque ieri sera ha celebrato regolarmente la messa, è tanta, così come l'affetto nei suoi confronti. «Lui è spettacolare. È stato un toccasana per il paese da quando è arrivato», commentavano ieri alcuni abitanti del paese. «Ha portato un po' di vita, perché è uno di compagnia, capace di stare tra la gente».

Dispiaciuto anche David Di Michele, assessore alla Sicurezza di Lavagno: «Al momento attendiamo gli esiti delle indagini della Procura. Ciò che posso dire è che mi dispiace che una persona come don Cristian, che predica ogni giorno il bene, si ritrovi poi a dover subire il male». •

Manuela Trevisani

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