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Discoteche, incubo spray e sicurezza

Una discoteca affollata di ragazzi e ragazze nel VeroneseGiulio LenottiAndrea Velardi
Una discoteca affollata di ragazzi e ragazze nel VeroneseGiulio LenottiAndrea Velardi
Una discoteca affollata di ragazzi e ragazze nel VeroneseGiulio LenottiAndrea Velardi
Una discoteca affollata di ragazzi e ragazze nel VeroneseGiulio LenottiAndrea Velardi

L’onda lunga della tragedia di Ancora arriva fino a Verona. Il concerto del rapper Vegas Jones, in programma ieri sera all’AlterEgo, è stato rinviato a data da destinarsi in segno di rispetto nei confronti delle sei persone morte, cinque ragazzini tra i 14 e i 16 anni e una mamma, uccisi in discoteca dalla calca durante un fuggi fuggi generale, dovuto all’utilizzo dello spray urticante nel bel mezzo del concerto del rapper Sfera Ebbasta. A Verona, fortunatamente, mai in passato si è arrivati a questo punto, anche se episodi simili, di caos in pista dovuto allo spray al peperoncino, non sono mancati. Il 9 ottobre 2015 era successo al Berfi’s. Il 13 novembre 2016 all’Alter Ego, proprio con il rapper Sfera Ebbasta. E il 15 gennaio scorso è accaduto ancora, alla discoteca Dorian Gray di Ca’ di David: in questo caso, il bilancio più pesante - seppur trascurabile in confronto alla tragedia di Ancona - con sei ragazzi finiti al pronto soccorso. Ma quali sono le misure di sicurezza adottate dai gestori dei locali veronesi? È possibile prevenire questi episodi? Come si gestiscono le situazioni d’emergenza? Lo abbiamo chiesto ai diretti interessati, i titolari delle discoteche della città. «I livelli di sicurezza nel nostro locale sono molto alti. All’ingresso il personale controlla con il metal detector tutti i ragazzi che entrano, borse e zainetti inclusi, e ciò ha un effetto deterrente: spesso, infatti, il giorno successivo troviamo le bombolette fuori, a terra», spiega Giulio Lenotti, titolare dell’AlterEgo, che ieri ha deciso di rinviare il concerto di Vegas Jones, proprio in seguito ai fatti avvenuti ad Ancona. «Tuttavia, questi oggetti sono facili da nascondere e noi abbiamo poteri di controllo limitati. Ai ragazzi possiamo chiedere i documenti e di aprire la borsa o lo zaino, ma non possiamo perquisirli e questo per noi è molto vincolante». La fortuna dell’AlterEgo è quella di avere due grandi terrazze che, in caso di emergenza come avvenuto nel 2016, possono accogliere i ragazzi in fuga. «Il problema è che quella dello spray urticante sta diventando un po’ una moda e prima o poi c’era da aspettarsi che accadesse qualcosa di più grave», conclude Lenotti. «Servirebbero delle leggi più lungimiranti, che permettessero davvero di punire questi ragazzi, ad esempio con provvedimenti simili ai «daspo» dello stadio, per spingere i ragazzi a rispettare le regole». Soglia alta della sicurezza anche al Berfi’s di via Lussemburgo, come racconta il titolare Gigi Bertolini. «Il sistema di videosorveglianza monitora tutto il locale, abbiamo un’area esterna con un’uscita sempre aperta e gli agenti della sicurezza passano il metal detector all’ingresso per controllare tutti coloro che entrano: purtroppo, le bombolette dello spray urticante sono talmente piccole, che se qualcuno è deciso a fare un dispetto, in qualche modo riesce a nasconderle», spiega Bertolini. «Nel nostro locale è capitato un episodio simile, ma l’emergenza è stata gestita al meglio. I ragazzi hanno utilizzato le uscite di emergenza per allontanarsi e poi, una volta passato l’effetto, chi ha voluto è rientrato e la serata è proseguita». Chi da sempre si occupa di questi temi è anche Andrea Velardi «Macario», consigliere comunale di Forza Italia, di professione organizzatore di molti eventi. Anche Velardi sottolinea i limiti delle attuali norme in vigore, oltre che la necessità di maggiore collaborazione tra tutti gli attori del settore. «Lo chiamano “mondo della notte“ e merita la stessa attenzione e cura del resto: la politica avrebbe potuto fare molto e ora, dopo la morte di questi cinque ragazzi, deve farlo», spiega Velardi. «La causa di quanto successo ad Ancona non può essere attribuita solo all’esubero di capienza del locale, ma si deve ricercare nell’inadeguatezza della struttura o della gestione della discoteca. È una questione di conoscenza. Chi si occupa di organizzazione di eventi deve avere i mezzi e gli strumenti per garantire la sicurezza. Quando i ragazzi entrano in discoteca non possono essere perquisiti e questa è una falla del sistema che solo la politica può risolvere», conclude Velario. «Va comunque precisato che a Verona i livelli di sicurezza sono altissimi e questo anche per la grande attenzione e tutti i controlli svolti dalle forze dell’ordine, sempre molto presenti». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Manuela Trevisani

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