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La storia

Nove sotto un tetto con la didattica a distanza: «La chiusura delle scuole lascerà una cicatrice»

La famiglia in didattica a distanza (foto Pecora)
La famiglia in didattica a distanza (foto Pecora)
FAMIGLIA DAD (foto Pecora)

Oggi alle 15 a Verona la manifestazione «La scuola si fa a scuola», a favore della didattica in presenza dopo che tutte le scuole di ordine e grado sono state chiuse per decreto con il passaggio del Veneto in zona rossa.

L'iniziativa è promossa dai comitati Ridateci la scuola, E la scuola no? e dalla Rete degli studenti medi di Verona in collaborazione con i comitati nazionali Priorità alla scuola e Rete nazionale scuola in presenza. L'appuntamento è in Bra per una manifestazione statica, autorizzata dalla Questura, e che si svolgerà nel pieno rispetto delle normative antiCovid, fanno sapere gli organizzatori che informano anche della possibilità in zona rossa di potersi spostare dal proprio comune per aderire così come specificatamente indicato nell'ultimo Dpcm.

L'invito è di indossare qualcosa di bianco e di portare uno zaino, oltre che disegni e striscioni fatti dai bimbi. Gli stessi elaborati che il comitato Ridateci la scuola ha invitato a fare in questi giorni e ad apprendere fuori dalle scuole e sui balconi.

 

Bambini fragili e Dad

 

 

Su l'Arena in edicola oggi la storia di tanti studenti in dad della famiglia De Biasi-Vedovelli: nove sotto un tetto con la didattica a distanza.

Qui un breve estratto (di Barbara Bertasi):

Didattica a distanza - Dad - moltiplicata per sei. Più la sua. Perché lei fa l'insegnante e di figli ne ha sette, dai 9 ai 23 anni e solo la più grande, allieva al Conservatorio di Santa Cecilia a Roma, le risparmia tale incombenza. A cui si somma la burocrazia. Ma avanti tutta e mai arrendersi. Elena Vedovelli e Andrea De Biasi, 51 anni, abitano a Pescantina. E, da quando è scattata l'emergenza Covid-19, si sono trovati la vita stravolta. 

«Insegno alla scuola primaria e, anche qui, ora che siamo in zona rossa, non sono ammesse lezioni in presenza, una mancanza che rischia di lasciare nei bambini una cicatrice che non si rimarginerà, un segno di cui ho piena consapevolezza e che causa in me la più grande frustrazione». Non basta. «Oltre a questo», prosegue, «c'è l'enorme mole di burocrazia da esplicare che toglie ulteriori energie che potremmo risparmiare per i nostri alunni. Siamo oberati da corsi di formazione on line».

 

 

 

 

 

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