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LIETO FINE. Catturati nel 2012 dopo un’incursione a Malga Derocon

Da fame e freddo
alla scoperta
di coccole e divano

Jackye nel giardino della sua nuova casa a Pescantina
Jackye nel giardino della sua nuova casa a Pescantina
I tre cani pastore

I fatti risalgono al 2012: tre cani pastore, maltrattati, affamati e costretti a vivere in condizioni penose. Seguirono la cattura, con una gabbia trappola, del maschio, che aveva sbranato dei camosci per sfamarsi ed era poi finito al canile; e il sequestro, da parte della Forestale, delle due femmine, con l’affido alla Lav. Dopo quattro anni è arrivata la condanna con decreto penale all’ex proprietario, che dovrà pagare una multa di 5.000 euro.

Ma ci sono delle storie a lieto fine, grazie anche all’impegno dei volontari, che cercano di creare per gli animali più sfortunati l’opportunità di una nuova vita, rendendo felici animali e persone. E l’entusiasmo e l’emozione con cui le nuove famiglie di Jackye, Ain e Pino hanno ricordato il primo incontro ne sono la prova più grande.

JACKYE E AIN. «Avevamo letto l’articolo sull’Arena ed eravamo rimasti colpiti dalla fotografia della lupa grigia», racconta Elena A., di Pescantina, «così telefonammo ai volontari della Lav e fissammo un appuntamento con Lorenza Zanaboni. Che dopo essere venuta in visita per conoscerci, al momento dell’affido giunse a casa nostra con una sorpresa: in auto infatti aveva portato anche la figlia della lupa, dicendoci che erano molto legate... Insomma, l’intenzione era quella di trovare famiglia a due cani, invece di uno solo. Non è servito molto tempo per decidere: passato un primo momento di timidezza, le due lupe si sono messe subito a giocare con i nostri due figli più piccoli, cui si è aggiunto il terzo verso sera; ed era specialmente la mamma a essere più estroversa e desiderosa di contatto, nonostante i maltrattamenti subiti. Adesso, Jackye e Ain, sua figlia, vivono in simbiosi con i nostri ragazzi, stanno bene e sono serene».

E si è creato un vero e proprio branco, ben assortito, visto che la famiglia di Elena è davvero numerosa: sette gatti, cinque cani, due pesci rossi e cinque umani. Ottimo antidoto alla routine, insomma.

PINO. «Io e mio marito, dopo la perdita della nostra vecchia cagnetta, avevamo dato la nostra disponibilità ad accogliere un animale inadottabile: uno di quei cani che non vuole nessuno, magari anziano», racconta Elena P., di Gazzo Veronese. «Siamo rimasti stupiti, quindi, quando ci è stato proposto un bellissimo cane giovane e sano: di solito per questo tipo di animali la casa arriva in fretta. Pino, così era stato battezzato dai volontari della Lav, era considerato però un cane difficile, aggressivo, e alcune famiglie che erano andate a vederlo avevano poi scelto di non prenderlo». Forse perché il cane era stato sorpreso mentre aveva aggredito alcuni animali selvatici, logorato dalla fame e in assenza totale di cure da parte del suo vecchio proprietario. Oltre al trauma del passaggio dietro le sbarre del canile.

«Ora, posso dire che chi lo ha rifiutato ha perso un’occasione. Noi ci siamo fidati della volontaria Lav, nostra amica, e lo abbiamo accolto. All’inizio abbiamo fatto fatica a fargli accettare le nostre coccole. Non sapeva giocare, perché nessuno glielo aveva mai insegnato. Ricordo una delle prime passeggiate. Incontrammo una bimba di circa un anno e mezzo, che era attirata da lui e lo voleva accarezzare. Pino, pur di avvicinarsi a lei, si è messo a strisciare sulla pancia, abbassandosi per non incutere paura. La dimostrazione di quanto sia dolce un animale, se ben accudito e amato».

Pino adesso si gode una vita serena, con un giardino a disposizione, ma anche le porte aperte del salotto, dove ama riposare con il resto della famiglia, e sembra gradire la musica: Elena e suo marito amano le campane tibetane, e il suono di questi strumenti porta benessere e rilassa. Anche i quattrozampe.S.ALL.

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