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Consiglieri alla Capitolare «Un itinerario da valorizzare»

La Biblioteca Capitolare apre le porte alla Commissione Cultura di Palazzo Barbieri. E viceversa: almeno secondo quanto auspicato ieri da monsignor Bruno Fasani, al termine della «Passeggiata con il Prefetto» organizzata per il gruppo di consiglieri. «Non solo casa di Giulietta, funicolare per colle San Pietro e Verona Minor Hierusalem», ha ribadito il padrone di casa della biblioteca più antica al mondo, a margine del corposo intervento sul valore storico culturale della Capitolare, completato dalla visita guidata di Valeria Nicolis. «Verona “è” anche questa biblioteca, un gioiello che ci tramanda la storia d’Italia e d’Europa da oltre 1.500 anni, da quando si ha cioè testimonianza (attraverso il codice Ursicino datato 517) del primo amanuense in essa operativo». Una realtà che si sostenta senza alcun contributo pubblico, «e che ci piacerebbe», ha sottolineato il prefetto, «fosse maggiormente promossa e valorizzata anche da parte di questa amministrazione». Ad esempio con forme di partnership, «che nell’anno delle celebrazioni dantesche potrebbero tradursi in una rassegna di eventi da allestire proprio qui, nell’adiacente Chiostro dei Canonici, a memoria del passaggio di Dante». Un invito prontamente raccolto dalla presidente della commissione Daniela Drudi, che ha proposto una commissione consiliare ad hoc, «nella quale discutere come rilanciare questo scrigno di cultura, non solo presso i numerosi turisti in visita alla nostra città, ma anche tra i cittadini». Oltre 1.200 sono solo i manoscritti, e circa 6mila i volumi a stampa di varie epoche, un biglietto da visita mica da poco, ha detto Fasani, ricordando che fino al 1700, la biblioteca scaligera non ha avuto eguali in alcun altro territorio. Tra le perle in essa custodite meritano cenno le Istituzioni di Gaio, prima fonte del diritto romano, di cui la Capitolare detiene appunto l’unica copia originale al mondo; l’indovinello veronese, prima traccia di lingua volgare; l’Evangeliario Purpureo, quattro Vangeli manoscritti in oro e argento, bagnati nella porpora (simbolo della disponibilità dell’Imperatore a versare il sangue come Gesù). E ancora, codici romani, veronesi, ostrogoti, longobardi, sui quali si sono confrontati studiosi e storici del diritto di ogni epoca, e tutt’oggi tornano docenti e universitari di diversi Paesi e continenti (a breve partirà anche la convenzione con la Hail University). «A testimonianza del ruolo millenario di questo luogo, quale crocevia di culture e culla della stessa realtà europea, riconosciuta come modello di civiltà persino dai Cinesi, spesso a Verona proprio per conoscere la “nostra” classicità ancora più da vicino». Affascinante personaggio, infine, Cassiodoro, monaco calabrese giunto a Verona come primo ministro di re Teodorico, «di cui conserviamo le Complexiones e una copia dell’Acinaticum, nel quale, già a suo tempo, spiegava come produrre l’antenato del Recioto, derivante appunto da acini che dovevano essere appassiti ma non troppo». •

Francesca Saglimbeni

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