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Il processo

«Ladri acrobati» con base a Verona. Avevano derubato anche Diletta Leotta e Hakimi

Diletta Leotta
Diletta Leotta
Diletta Leotta
Diletta Leotta

Il basista è un veronese, Pasquale Pecorella. Lui, stando alle risultanze dell’indagine condotta dalla Procura di Vicenza, aveva «un conto in sospeso» con Paolo Biondi, imprenditore nel settore dei pellami. E sempre lui aveva in qualche modo fornito alla banda di ladri acrobati, tutti dell’Est Europa, le indicazioni per poter penetrare nella villa dell’uomo d’affari a Lonigo per mettere a segno uno dei furti milionari dei quali la banda composta da Branko Marcovic, slovacco classe 1980, Amir Porcic, bosniaco del ’76 e Shkelzen Kastrati, kosovaro di 45 anni si era resa responsabile in passato

 

 

 A Milano il 6 giugno 2020 avevano «visitato» l’appartamento di Diletta Leotta, poi quello di Achraf Hakimi, calciatore di nazionalità marocchina del Paris Saint Germain ed ex dell’Inter, oltre che la casa dell’influencer Eleonora Incordona. Professionisti in grado di arrampicarsi come gatti per penetrare negli appartamenti in centro e svaligiarli.

Ieri davanti al gup di Vicenza quella tentata rapina verificatasi il 27 gennaio è giunta all’epilogo: 2 anni e 6 mesi la pena concordata tra il pm Cristina Carunchio e i difensori degli imputati (Maurizio Milan per Pecorella. Simone Bergamini per gli altri tre) e solo Pecorella attualmente è uscito dal carcere, si trova agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. Una rapina che non andò a segno perché il gruppo era monitorato dalla polizia che intervenne in aiuto dell’imprenditore.

Diversi i ruoli, stando alla ricostruzione della Procura, quindi se Pecorella aveva fornito tutte le indicazioni necessarie per portare a termine il colpo e si era adoperato affinché i tre complici potessero alloggiare in una struttura senza lasciare i documenti, Kastrati, Markovic e Porcic si erano appostati nei pressi della villa nei giorni precedenti per monitorare le abitudini della vittima. Avevano armi e lacci per immobilizzarla e il 27 gennaio attesero che il signor Biondi parcheggiasse l’auto lo minacciarono, lo colpirono al volto e si avvicinarono all’abitazione da due ingressi differenti. Il loro obiettivo erano orologi, gioielli e contante ma l’intervento della polizia pose fine al colpo. Che rimase quindi nella fase del tentativo.

Diverso il furto in casa Leotta invece, in pieno centro a Milano. Agilissimi riuscirono ad aprire il portone e uno alla volta si introdussero nella casa della conduttrice televisiva per uscirne con orologi, gioielli (tra cui un bracciale del valore di oltre 10mila euro), denaro e borse (il bottino superava i 200mila euro), refurtiva in parte recuperata. Seguirono gli altri furti, quello al difensore dell’Inter e all’influencer (le portarono via gioielli), ma a tradirli fu quello messo a segno nel dicembre 2020 in via San Nicolao, sempre a Milano. In quell'occasione la presenza di telecamere di video sorveglianza esterne di un negozio permise di identificare tutti gli autori, con base in un campo rom milanese ma in grado di muoversi in tutta Italia, che utilizzavano sempre la stessa tecnica: uno si arrampicava ed entrava poi nell’appartamento da svaligiare. In seguito apriva la porta ai complici mentre uno di loro rimaneva in strada a fare il palo.

L’impulso alle indagini della Mobile di Milano partì da lì e il processo inizierà il 29 ottobre davanti alla decima penale e, a quanto è emerso, gran parte degli imputati potrebbe scegliere la strada del patteggiamento.

Fabiana Marcolini

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