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Cigolini: «Lascio una Agsm
pronta ad andare in Borsa»

Giampietro Cigolini, classe 1953, oggi ultimo giorno da dg di Agsm
Giampietro Cigolini, classe 1953, oggi ultimo giorno da dg di Agsm
Giampietro Cigolini, classe 1953, oggi ultimo giorno da dg di Agsm
Giampietro Cigolini, classe 1953, oggi ultimo giorno da dg di Agsm

Dal 1997 è stato direttore generale di Amia, poi, dopo un periodo nel privato, dal 2010 è stato direttore generale di Agsm. Fino a oggi, ultimo giorno di lavoro: il contratto scade e lui, Giampietro Cigolini, classe 1953, va in pensione. Non si metterà a riposo, perché continuerà a lavorare nel settore, anche come consulente per la stessa Agsm, però la sua uscita segna una svolta nell’azienda che non avrà più un direttore generale. Cigolini, che risulta il più longevo dg dopo Gino Cherubini e una sfilza di dg durati giusto il tempo di attrezzare ufficio e scrivania, (Lanteri, Asperti, Rienzner, Ercole, Coggiola Pittoni, Scolari tanto per dire) sarà l’ultimo perché il suo ruolo non verrà rimpiazzato: le deleghe verranno distribuite tra il presidente Fabio Venturi e un paio di dirigenti di area tecnica. Un bel risparmio. Ma è anche grazie a lui se Agsm si ritrova con una serie di bilanci positivi che possono consentire di guardare allo sbarco in Borsa: tutto il 2017 servirà per la fase di studio e nel primo semestre 2018 si arriverà a piazza Affari.

Cigolini, va in pensione o si butta in politica?

No no, è un altro mestiere, grazie. Non ci penso nemmeno. Resterò sulla piazza, fornirò collaborazione ad Agsm per la trasformazioni societarie, la potenziale aggregazione con Dolomiti Energia e seguire le iniziative estere del gruppo perché arrivano tantissime richieste dai Paesi emergenti dell’est europeo.

Che Agsm lascia?

Una bella squadra, un gruppo forte, potente, con bilanci totalmente positivi, una serie di utili record, pronta a potenziarsi. Ma non con partner troppo forti che rischierebbero di stravolgerla. Anche da sola Agsm non sta male. E può andare in Borsa nel 2018 sia con Dolomiti Energia sia da sola come Agsm e basta.

Il valore di Agsm?

Poco meno di 400 milioni; il flottante in Borsa dovrebbe essere modesto, non più del 30%. Il controllo resterà sempre in mano pubblica.

Che cosa rifarebbe e che cosa invece non rifarebbe più?

Non rifarei più certi passaggi societari perché a cavallo degli anni Duemila i tempi non erano ancora maturi per società miste pubblico-privato. Lo sponsor dell’Hellas? Lo rifarei subito, si è rivelato un ottimo investimento che ha dato notorietà al brand.

Utili positivi e prospettive di Borsa: le bollette per i clienti Agsm potranno scendere?

Le bollette ormai sono composte da troppe voci per poter avere variazioni sensibili. Il 60% è rappresentato dalle accise, si può giocare sul restante 40% rappresentato dal costo della materia prima. Qui le oscillazioni sono tra il 5 e il 7%, quindi il risparmio annuale non diventa significativo per una famiglia.

E la convenienza allora dove sta per scegliere un operatore rispetto a un altro?

Nell’affidabilità del fornitore. Nelle bollette equilibrate: noi evitiamo di fare acconti molto bassi per invogliare il nuovo cliente per poi inviargli una bolletta stellare per il saldo e conguaglio. Noi non siamo un risponditore telefonico, siamo la società dei veronesi e i nostri utili vengono dati al Comune che li investe per la città. Eventuali aggregazioni dovranno rispettare il legame con il territorio.

Lei era arrivato in Agsm convinto di far partire Ca’ del Bue. È finita in modo diverso però....

Vero. Pensavo di portarlo a compimento, ma le modifiche, le tensioni politiche, le evoluzioni della raccolta differenziata hanno prodotto uno scenario per cui l’impianto è diventato economicamente insostenibile. Abbiamo gestito la situazione con calma, senza corti circuiti e la revoca è stata fatta al momento opportuno.

E quindi è meglio investire sulle rinnovabili...

Abbiamo un project per il Comune: potenziare l’illuminazione pubblica e nel contempo risparmiare con le nuove tecnologie; abbiamo una rete di 300 chilometri di fibra ottica che affittiamo ai gestori delle telecomunicazioni; in 6 anni abbiamo fatto investimenti per 256 milioni sul territorio provinciale e abbiamo notevoli ritorni economici. In particolare gli impianti eolici vanno bene e partiremo a novembre con quello di Affi; l’idroelettrico di Belfiore ha dato buoni risultati, il fotovoltaico pure. Puntare sulle rinnovabili ci ha consentito di produrre energia a costi convenienti perché ci sono gli incentivi che sostengono l’investimento.

Salionze invece, dopo il repowering del 2007...

È in fase critica. Produrre energia costa troppo. Questo per vari fattori: la diminuzione dei consumi per colpa della crisi e l’importazione di energia a basso costo. Ma quando sono arrivato qui nel 2010 ci siamo dati l’obiettivo di riportare Agsm sul core business della produzione di energia elettrica, perché l’azienda si stava spostando troppo sulla sola vocazione commerciale.

Come ha fatto a resistere così a lungo visto che i suoi predecessori saltavano come tappi di spumante?

In questo ruolo e in questa azienda che è pubblica ci vuole molto equilibrio per evitare conflittualità tra direzione e presidenza. È il principio base: un conto sono gli indirizzi politici, un conto i poteri del direttore generale. E poi sicuramente l’arrivo del sindaoc Tosi ha dato stabilità. E io devo ringraziare quella politica che ha deciso di darmi fiducia.M.Batt.

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