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Il caso

Chiedeva maxi-risarcimenti alle grandi aziende, ma i danni se li inventava lui

Dalla pec dello studio legale che porta i suo cognome ha inviato una serie di atti di citazione davanti al giudice di Pace di Palermo piuttosto che di Reggio Calabria o Corleone a società che si occupano di alimentazione o di distribuzione. Così aziende come la Barilla, la Esselunga Spa piuttosto che Eurospin o Pennymarket si sono viste chiedere risarcimenti per fatti in realtà mai verificati e per danni mai quantificati o dei quali non vi era prova.

Al momento è stato dichiarato irreperibile, un atto della Procura che risale al 4 giugno, e ieri davanti al gup Paola Vacca Salvatore Artino, messinese di 41 anni, non è comparso. Cercando in rete esiste uno studio legale che porta il suo nome e che offre tutela per casi di mala sanità ma per l’avvocato Artino individuato dalla Procura di Verona l’accusa riguarda una serie di tentate estorsioni.
Non ha chiesto alcun rito alternativo, il legale che lo rappresenta, Michele Masso ieri sostituito da Giulia Greco, è stato nominato d’ufficio e ieri all’esito dell’udienza preliminare celebrata dal gup Paola Vacca, Salvatore Artino è stato rinviato a giudizio. E l’intera vicenda verrà sviscerata davanti al giudice Maria Cecilia Vitolla (l’udienza di smistamento sarà il 16 febbraio).


Un processo che sarà celebrato a Verona perché il primo tentativo di ottenere un risarcimento risale al febbraio 2017 quando qualificandosi come legale di cinque persone tutte residenti a Messina, notificò ad Eurospin a San Martino Buon Albergo un atto di citazione davanti al giudice di Pace di Messina (l’udienza sarebbe stata in marzo) con il quale richiedeva un risarcimento di 3mila euro sostenendo che i suoi clienti avevano riportato «un danno alla salute dopo aver acquistato un prodotto di consumo all’interno del supermercato», riporta l’imputazione. Non accadde nulla perché Eurospin non rispose. Seguirono altre sette episodi esattamente sovrapponibili, cambiarono solo i destinatari e i nomi delle persone per conto delle quali sosteneva di agire per avere ristoro per un danno mai verificatosi (o probabilmente semplicemente mai provato). 

Il 2 febbraio 2018 la mail studiolegaleartino@pec.it arrivò alla Barilla, la citazione era davanti al giudice di Corleone e il danno presunto era 350 euro, richiese alla medesima azienda lo stesso importo anche il 15 febbraio (il giudice sarebbe stato quello di Palermo).

Il 2 maggio dello stesso anno la mail arrivò alla sede milanese della Mondelez, società americana che produce snack e spuntini, sempre 350 euro per danni alla salute.
Nel 2019 inserì qualcosa in più, indicò il numero del lotto e il prodotto che avrebbe danneggiato il cliente: i cannelloni alla carne l’alimento «incriminato» che era alla base della richiesta di 2.000 euro fatta ad Esselunga, il 20 marzo ancora Eurospin si vide citare davanti al giudice di Reggio Calabria per un pecorino venduto a un cliente che, sempre stando alla pec, aveva avuto problemi e chiedeva un ristoro di 2mila euro. Cinquemila euro invece il risarcimento chiesto a Pennymarket per un tramezzino al salmone e maionese acquistato dal suo cliente e infine l’ultimo tentativo di estorsione, sempre a Eurospin. Il 30 luglio arrivò la solita pec che notificava un atto di citazione davanti al giudice di pace di Militello Val di Catania.
L’udienza sarebbe stata di lì a tre mesi, la richiesta risarcitoria che però si è trasformata nell’ennesimo tentativo di estorsione era di 3.000 euro. Eurospin denunciò (ed è l’unica che si è costituita parte civile con l’avvocato Elena Corte) e gli altri casi riuniti in un unico procedimento. 

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