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Obbligo di Green pass

Centomila tamponi in una settimana, il doppio della precedente

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Coda per i tamponi in una farmacia
Coda per i tamponi in una farmacia
Coda per i tamponi in una farmacia
Coda per i tamponi in una farmacia

Tutto sommato è andata meglio del previsto: nelle farmacie e nelle strutture pubbliche e private che, rispondendo all'appello del Commissario straordinario per l’emergenza Covid, il generale Figliuolo, hanno fatto gli straordinari per garantire più tamponi per tutti; e pure nelle aziende, dove grossi disagi non sono stati registrati.

La prima settimana di obbligo di Green pass nei luoghi di lavoro è filata via liscia. E dopo gli aumenti di certificati medici registrati anche nel Veronese il 15 ottobre, una gran parte di quei lavoratori non ancora vaccinati si sono riversati dal farmacista di fiducia o in un punto tamponi della rete sanitaria per eseguire il test e conquistare così l’ingresso in azienda. A raccontarlo sono i numeri in mano all’Ulss 9: per dirla in sintesi, nell’ultima settimana i tamponi in provincia sono praticamente raddoppiati. Stando al report di ieri mattina, relativo ai precedenti sette giorni, i test eseguiti sono stati quasi centomila, 93mila e un po’ per essere precisi, a fronte dei 49mila della settimana dal che va dal 6 al 12 ottobre.

Analizzando l’andamento per aree, il numero più alto, 31.378, è stato eseguito nella zona Ovest della provincia dove si concentra anche la quantità maggiore di Comuni, 37. Altri diciottomila tamponi sono stati fatti nell’Est Veronese, 16.347 nella Bassa, ventiduemila in città e altri quattromila negli otto Comuni della cintura. Sia chiaro: il dato dei 93mila comprende tutti i cittadini, di tutte le età, che per diversi motivi hanno avuto l’esigenza di farsi un test. Tuttavia è evidente come un simile incremento sia riconducibile al nuovo obbligo introdotto dal Governo. Ed è la dimostrazione che farmacie e strutture pubbliche e private hanno avuto senso di responsabilità rispondendo al prevedibile aumento di richieste. Che si è verificato a Verona e in tutta la regione.

Secondo le stime della Cgia effettuate sui dati del ministero della Salute, dal 15 al 22 ottobre sono stati circa 660mila i tamponi effettuati in Veneto, con picchi registrati lunedì 18 ottobre (con dati diffusi il giorno successivo) quando ne sono stati fatti 142.500 e mercoledì, quando si è raggiunta quota 110mila. Ipotizzando un tampone ogni 48 ore, quindi tre in una settimana, sono stati circa 220mila gli occupati che regolarmente si sono sottoposti al test. Se si calcola che in sette giorni i lavoratori veneti senza alcun vaccino sarebbero scesi da 300mila a poco meno di 273 mila, ne segue che in linea teorica rimarrebbero “scoperti”, ovvero senza Green pass, 53 mila occupati.

«Pur non essendo tantissimi», commenta l’ufficio studi dell’associazione di Mestre, «l’assenza di questi lavoratori dovrebbe aver comunque arrecato qualche problema organizzativo alle aziende venete. Invece, gli imprenditori non hanno denunciato alcunché. Forse perché le cose sono andate diversamente? Pare di sì, la sensazione è che molti dipendenti senza Green pass abbiano «aggirato» le disposizioni previste dal decreto legge, recandosi comunque in fabbrica o in ufficio. I controlli, infatti», sottolinea la Cgia, «non sarebbero particolarmente stringenti». Secondo l’associazione, il Veneto si troverebbe a metà della classifica dei lavoratori non ancora vaccinati sul totale degli occupati, con il 13,3 per cento a fronte di una media nazionale del 12,2 per cento. La Provincia Autonoma di Bolzano guida la graduatoria con 42.150 no vax, pari al 17,5 per cento sul totale occupati. Seguono la Sicilia con 204.605 addetti senza alcun vaccino (15,7 per cento del totale), le Marche con 91.105 lavoratori senza immunizzazione (15,1 per cento del totale) e la Valle d’Aosta con 7.872 (15 per cento del totale).

Francesca Lorandi

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