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Castelvecchio, Silvestri
rischia di tornare in cella

Francesco Silvestri la notte della rapina a Castelvecchio
Francesco Silvestri la notte della rapina a Castelvecchio
Francesco Silvestri la notte della rapina a Castelvecchio
Francesco Silvestri la notte della rapina a Castelvecchio

Castelvecchio e i 17 dipinti trafugati: dalla rapina del secolo al ruolo della guardia giurata alla quale sono stati concessi gli arresti domiciliari. Lui che era in servizio quella sera di novembre 2015 e che era d’accordo con la banda italo moldava che dopo essere entrata indisturbata al museo altrettanto indisturbata si allontanò con i 17 quadri.

Francesco Silvestri in maggio è uscito da Montorio, dove era rinchiuso dal 15 marzo 2016, una decisione della Corte d’Appello fondata sul fatto che Silvestri aveva ammesso le sue responsabilità e che aveva parzialmente risarcito la parte civile. Decisione che il procuratore generale di Venezia aveva impugnato e che aveva trovato accoglimento dal Riesame che nei giorni scorsi ha depositato le motivazioni. Le difese stanno preparando il ricorso per Cassazione perchè l’ex guardia giurata tornerà in carcere solo dopo la decisione della Suprema Corte. Quando diventerà definitiva.

Una decina di pagine nelle quali sottolinea che: «L’assenza di elementi di effettiva novità sostanziale a carico di Francesco Silvestri fa ritenere inalterata l’intensità delle esigenze cautelari a carico del basista e a ritenere inadeguata ogni misura diversa dalla custodia cautelare in carcere».

Insomma, il tribunale in accordo con il procuratore generale ha ritenuto che gli elementi «nuovi e sopravvenuti» indicati dai difensori di Silvestri (gli avvocati Stefano Poli e Massimiliano Ferri) non sono «necessariamente sintomatici di una sicura resipiscenza e presa di distanza dal proprio grave operato bensì, piuttosto, oculate e pienamente legittime scelte di strategia processuale difensiva finalizzate all’ottenimento di sconti di pena».

In particolare i giudici del Riesame fanno riferimento ai due elementi «nuovi sopravvenuti» e accolti dalla Corte d’Appello: l’ammissione delle proprie responsabilità durante il giudizio abbreviato e il versamento di 8mila euro alla dipendente che la sera del 19 novembre venne colpita dai tre rapinatori complici di Silvestri, immobilizzata e poi derubata.

«Il danno da risarcire», motiva il Riesame, «è stato quantificato in 20mila euro sicché il rivendicato pagamento della minor somma altro non rappresenta se non un principio di adempimento ad un’obbligazione risarcitoria ben determinata».

Non solo, riesaminando i motivi d’impugnazione del pg il Riesame ribadisce che il «presofferto carcerario (al 23 giugno era un anno, 3 mesi e 8 giorni) rappresenta un’assai modesta frazione della pena irrogata con sentenza di primo grado». E riguardo al rinvenimento in Ucraina di tutte le 17 tele «trattasi di circostanza già verificatasi all’epoca dell’ordinanza del 1° luglio 2016» e «trattasi di circostanza al cui verificarsi il Silvestri, a lungo proclamatosi vittima innocente ed estranea di certo non ha offerto il benchè minimo contributo causale».

Non ha collaborato, ha ammesso tardivamente le proprie responsabilità, ha trascorso poco tempo in carcere e ha versato un acconto di risarcimento: per il Riesame gli arresti domiciliari non vanno mantenuti.

L’ultima parola spetta alla Cassazione.F.M.

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