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MUSEO

Castel San Pietro,
si cambia rotta
sul progetto

Mazzucco, Carcereri de Prati e Borghini all’Accademia FOTO MARCHIORI
Mazzucco, Carcereri de Prati e Borghini all’Accademia FOTO MARCHIORI
Mazzucco, Carcereri de Prati e Borghini all’Accademia FOTO MARCHIORI
Mazzucco, Carcereri de Prati e Borghini all’Accademia FOTO MARCHIORI

Un cambio di rotta rispetto al suo predecessore Paolo Biasi, il nuovo presidente della Fondazione Cariverona Alessandro Mazzucco, l’ha già dato.

Sul futuro di Castel San Pietro, proprietà di Cariverona, dove sono in corso le ristrutturazioni (come per la funicolare, da Stefano al castello) con l’obiettivo anche del Comune di insediarvi il Museo di Storia naturale, Mazzucco dichiara: «I lavori procedono e presto visiteremo il cantiere. Ma andrà definito poi il programma, cioè che cosa ci ricaveremo dopo». Messa così, suona come una pietra tombale sul progetto del Museo di Storia, oggi a Palazzo Pompei... Ma che idea ha allora il presidente di Cariverona per il castello? «Ci si potrebbe creare un museo delle scienze per bambini, sfruttando anche il bel parco che c’è attorno», risponde, «o un museo dei fossili, perché non è detto che si debba spostare a Castel San Pietro l’intero Museo di Storia. Prima le idee, solo poi gli interventi edilizi».

Una svolta chiara, quella di Mazzucco (che ha come direttore Giacomo Marino) anticipato a margine della presentazione, all’Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere, in via Leoncino - presieduta da Claudio Carcereri de Prati - delle sue linee programmatiche. Sul tema «Economia, finanza e territorio» è stata la prima uscita pubblica di Mazzucco - medico, ex rettore dell’Università - dopo la sua nomina a Cariverona. Ha parlato poi l’accademico Giovanni Borghini.

L’altro grande progetto immobiliare è quello del ristorante e negozio di prodotti alimentari tipici Eataly, agli ex Magazzini generali, pure di Cariverona come numerosi altri edifici storici. «Credo che il progetto Eataly stia procedendo bene e comunque, come per vari altri cantieri, svolgerà dei sopralluoghi».

È quindi un Mazzucco che vuole conoscere nei dettagli - verrebbe da dire: da cardiochirurgo quale è... - i progetti, le questioni in cui Cariverona è in campo, sul fronte eminentemente finanziario ma anche su quello sociale e culturale. Come la Fondazione Arena (di cui Cariverona era stata socia), in un momento di crisi. Arriverà ancora un sostegno? «Abbiamo ben presente il problema e già dato un milione alla Fondazione Arena, il che non è un dato scontato, perché anche noi abbiamo un bilancio da chiudere bene. Comunque abbiamo ben presente la situazione della Fondazione lirica, ente di cultura e motore di economia».

Quindi Mazzucco ribadisce l’impegno della Fondazione per sostenere, con erogazioni di denaro - a Comuni ed enti - «ambiti come famiglia, attività e beni culturali, educazione, istruzione e formazione a prevenzione della criminalità e sicurezza pubblica; dalla protezione e qualità ambientale a volontariato, filantropia e beneficenza; dalla assistenza agli anziani alla sicurezza alimentare», ma con discernimento e autonomia nell’assegnare fondi. Anche qui con parole nette: «La Fondazione deve esercitare e rivendicare la propria autonomia rispetto a pressioni esterne che potrebbero essere associate a interessi personali d’immagine di qualche personalità pubblica», spiega. Quindi, aggiunge, restare nei binari di attività «secondo il principio di sussidiarietà», dice Mazzucco, predicando discernimento: «Le Fondazioni come la nostra non debbono e non possono farsi carico appieno di ogni richiesta e debbono seguire un metodo oculato nelle proprie scelte».

Sul fronte bancario, Cariverona andrà all’assemblea della Popolare di Verona? «Decideremo all’ultimo minuto, eventualmente andremo qui a Verona. In questo momento la nostra presenza attiva sull’iniziativa della fusione del Banco Popolare con la Banca Popolare di Milano è quella di seguirla con molto interesse, ma una partecipazione diretta al di là di piccoli singoli interventi non è prevista.

Enrico Giardini

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