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Cancro al colon, passo avanti
per personalizzare la terapia

Davide Melisi
Davide Melisi
Davide Melisi
Davide Melisi

L’università di Verona finisce in prima pagina. Stavolta il merito è di una nuova scoperta nel campo dell’oncologia, che potrebbe portare, a breve, a una sperimentazione grazie alla quale i pazienti con cancro del colon-retto riceveranno una terapia a tutti gli effetti personalizzata. E, dunque, più efficace.

Tutto parte con uno studio portato avanti dal gruppo di ricerca diretto dall’oncologo dell’ateneo e dell’Azienda ospedaliera universitaria di Verona, Davide Melisi, e sostenuto dall’Associazione Italiana Ricerca sul Cancro (Airc): i ricercatori hanno identificato un biomarcatore, chiamato HOXB9, come fattore in grado di predire la risposta di una categoria di farmaci, gli anti-angiogenici, per il trattamento dei pazienti con cancro del colon-retto in stadio avanzato. Meritando addirittura la copertina della prestigiosa rivista scientifica internazionale Clinical Cancer Research.

E il motivo è presto detto. «È un riconoscimento allo studio ma anche alla rilevanza del problema che affronta», spiega Melisi, «visto che il cancro del colon-retto è il tumore più frequente nella popolazione italiana, con più di 50mila diagnosi stimate ogni anno. Per altri farmaci a bersaglio molecolare, come i farmaci anti-Egfr, esistono già dei marcatori molto validi per predirne l’attività. Non è ancora così per i farmaci anti-angiogenici, che sono ancora oggi somministrati senza una possibile selezione dei pazienti, per questo esposti spesso solo agli effetti collaterali di trattamenti per loro inefficaci».

I ricercatori, dopo anni di ricerche sostenute dall’Airc, prima in cellule isolate e poi in animali di laboratorio, hanno dimostrato che HOXB9 ha un ruolo chiave nella resistenza del cancro del colon ai farmaci anti-angiogenici, comunemente impiegati nel trattamento di questa patologia. «In conclusione a questo studio», prosegue Melisi, «è emerso che HOXB9 è il mediatore di una potente reazione infiammatoria responsabile della resistenza ai trattamenti anti-angiogenici in diversi tipi di tumore».

Lo studio clinico, svolto in collaborazione con le università di Pisa e Torino ha, infine, validato il ruolo di HOXB9 anche in due gruppi di pazienti affetti da carcinoma del colon avanzato, dimostrando che la semplice espressione di questo marcatore permette di predire la sopravvivenza solo dei pazienti trattati con farmaci anti-angiogenici e non dei pazienti trattati con terapie differenti, come controllo.

«Poter condurre studi che vadano dalle prime evidenze di laboratorio nei modelli cellulari più semplici, attraverso lo sviluppo di modelli preclinici più complessi, fino alla validazione diretta nei pazienti, dà una particolare soddisfazione: è il frutto del lavoro di un gruppo solido e affiatato di giovani medici e biologi che lavorano con me oramai da anni e che ci permette di affrontare il problema cancro a 360 gradi», precisa l’oncologo, che prospetta anche risultati a lungo termine.

«Tale marcatore potrebbe essere utile nel predire la risposta ai farmaci anti-angiogenici anche in altre patologie di grande interesse come il cancro dell’esofago e dello stomaco. Infine HOXB9 potrebbe servire», conclude Melisi, «come bersaglio terapeutico per lo sviluppo di nuovi farmaci da associare a quelli anti-angiogenici».

Elisa Pasetto

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