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INDAGINI A CREMONA

Calcioscommesse
Nell’inchiesta
ex tesserati gialloblù

Le aule che hanno ospitato gli imputati e i difensori e, dall’altra parte, le presunte vittimeAntonio BellavistaFederico Cossato
Le aule che hanno ospitato gli imputati e i difensori e, dall’altra parte, le presunte vittimeAntonio BellavistaFederico Cossato
Le aule che hanno ospitato gli imputati e i difensori e, dall’altra parte, le presunte vittimeAntonio BellavistaFederico Cossato
Le aule che hanno ospitato gli imputati e i difensori e, dall’altra parte, le presunte vittimeAntonio BellavistaFederico Cossato

Nomi eccellenti del calcio, dal selezionatore della Nazionale Antonio Conte all’allenatore Stefano Colantuono, da Stefano Bettarini a Giuseppe «Beppe» Signori a Cristiano Doni.

E poi i calciatori che sono transitati o che tuttora giocano nelle due squadre scaligere, dal capitano del Chievo Sergio Pellissier ai fratelli Cossato fino all’ex direttore sportivo dell’Hellas Mauro Gibellini.

Per tutti la maxi inchiesta sul calcio scommesse e le partite «alterate» si è concretizzata con la prima di almeno 15 udienze davanti al gup di Cremona Pierpaolo Beluzzi. Maxi inchiesta e maxi udienza: gli imputati sono oltre cento (due i fascicoli d’indagine che sono stati riuniti in uno solo) ma solo a poco più della metà (compresi molti stranieri) viene contestato il reato associativo mentre le parti offese, tra ex calciatori e società sportive, sono oltre ottanta.

TELECONFERENZA. Ieri l’udienza si è svolta collegando in telepresenza tre distinte aule, in una gli imputati di reati marginali ma sempre connessi all’alterazione di partite e di scommesse, in una coloro che sono ritenuti gli organizzatori e membri attivi dell’associazione per delinquere, e nella terza i legali delle parti offese.

I difensori hanno sollevato eccezioni sia relativamente alla competenza territoriale, si in ordine alle mancate notifiche. L’udienza è stata aggiornata al 7 marzo e, esclusa la settimana di Pasqua, sono state fissate 15 udienze fino a metà aprile.

L’ASSOCIAZIONE. Più di cinquanta, a vario titolo, gli sportivi accusati di aver «commesso in via stabile e organizzata una pluralità di delitti di frode in competizioni sportive e truffe ai danni delle società di calcio e degli scommettitori leali.

L’associazione», recita l’imputazione più grave, «interferiva, condizionandone il risultato, su una pluralità di partite di calcio della Lega Pro».

Una rete che oltrepassava i nostri confini perchè operava anche in campo internazionale con organizzazioni denominate, a seconda della nazionalità degli investitori sulle partite truccate, «zingari», «singaporiani» e «ungheresi».

Poi il gruppo dei «bolognesi» che faceva riferimento a Beppe Signori ed Enrico Sganzerla (al quale dedichiamo un articolo a fianco). Partecipanti dell’associazione per delinquere, per la procura di Cremona, anche il capitano del Chievo Pellissier e l’ex dell’Hellas Bellavista.

LA GENESI. Veronese anche l’origine dell’inchiesta: a denunciare le irregolarità o comunque le condizioni dei giocatori che affrontarono la partita del 14 novembre 2010 fu Andrea Zanchetta, all’epoca nella Cremonese e poi passato al Chievo.

Fu lui a segnalare che durante l’incontro con la Paganese lui e altri giocatori non fornirono la solita prestazione perchè impossibilitati a farlo. Nelle bottigliette d’acqua offerta a lui e ai suoi compagni, stando poi agli accertamenti della Procura, Marco Paoloni, Marco Pirani e Massimo Erodiani (i vertici dell’associazione) avevano introdotto un farmaco, il Lormetezepam, ipnotico e sedativo dell’ansia «in grado di procurare uno stato soporoso catatonico» e di ridurre le funzioni vitali.

Zanchetta (tutelato dall’avvocato Stefano Fanini affiancato dalla collega Greta Sona) si costituirà parte civile. Ora è consulente dell’Hellas, squadra che insieme ad altre è tra le parti offese. È solo l’inizio.

Fabiana Marcolini

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