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AMBIENTE

Ca’ Foscari brevetta
nuovo sensore
per rilevare Pfas

Indagini di laboratorio dell'Arpav (foto archivio)
Indagini di laboratorio dell'Arpav (foto archivio)
Indagini di laboratorio dell'Arpav (foto archivio)
Indagini di laboratorio dell'Arpav (foto archivio)

Un gruppo di ricerca dell’Università di Venezia ha brevettato un sensore elettrochimico, dal costo molto limitato, che riesce a misurare la concentrazione di perfluorottano sulfonato (Pfos), tra le molecole della famiglia dei Pfas più diffuse e inquinanti. «Mi congratulo e ringrazio il professor Paolo Ugo, professore di Chimica analitica a Ca’ Foscari, e tutto il suo team di ricercatori – dichiara il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia – per l’attenzione che hanno prestato nel focalizzare i loro studi nel cercare una soluzione relativamente ad un tema che mi sta particolarmente a cuore. Li ringrazio personalmente e confermo il massimo impegno della Regione nella prevenzione della diffusione dei Pfas, queste sostanze che conosciamo come pericolose per la salute e per l’ambiente, che la Regione del Veneto sta combattendo con tutti i mezzi disponibili». «Molto bene che nel campo della ricerca si proseguano gli studi – dice Zaia –. E se l’attenzione accademica cresce, credo che sia fondamentale che anche il Governo agisca. Ribadisco che, come la Regione Veneto sin dal 2017 si è imposta limite zero Pfas per le acque destinate al consumo umano, è necessario che il Ministero dell’ambiente ponga subito limiti nazionali zero Pfas».

 

Nel frattempo è stata infatti riscontrata nel Po la presenza di C6O4 («Pfas di nuova generazione»). «Si è ritenuto di ricercare l’inquinante nell’ambiente» spiega la Regione, «per verificare la presenza da altre possibili fonti. Considerato che, data l’ubicazione dei punti di campionamento, risulti pressoché impossibile che derivi dal sito inquinato nell’area dell’azienda Miteni, il composto quasi sicuramente deriva dalle regioni del bacino padano a monte idraulico delle prese in cui è stata ritrovata la sostanza con una concentrazione di circa 80 nanogrammi/litro. Ricordiamo, infatti, che la stazione è ubicata in prossimità di Castelmassa, al confine con Lombardia ed Emilia». La Regione del Veneto sta predisponendo una segnalazione alle Regioni Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte riguardo a questo ritrovamento. Non essendovi limiti europei e nazionali, per motivi precauzionali il gestore della rete idropotabile Acque Venete ha già ordinato nuove batterie di filtri.

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