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Bentegodi post Covid Un teatro all’aperto solo per pochi intimi

Lo stadio Bentegodi immortalato dal drone FOTOEXPRESS
Lo stadio Bentegodi immortalato dal drone FOTOEXPRESS
Lo stadio Bentegodi immortalato dal drone FOTOEXPRESS
Lo stadio Bentegodi immortalato dal drone FOTOEXPRESS

L’8 febbraio 2020 rischia di diventare una data storica. Giorno dell’ultima partita casalinga dell’Hellas, vissuta dai tifosi veronesi al Bentegodi prima dell’esplosione del Covid-19. Quasi 29mila spettatori, Verona che batte la Juve 2-1. Il coronavirus, con il suo impatto devastante sul mondo, rischia, però, di togliere (in attesa di un vaccino riparatore e della fine del “porte chiuse“) il “senso dell’andare allo stadio”. Anche qui, anche ai veronesi che seguono Hellas e Chievo. TEATRO ALL’APERTO. Il Bentegodi, secondo le nuove linee guida legate al protocollo sanitario che più volte è stato visto e rivisto in questi ultimi due mesi, assomiglierebbe di più ad una sorta di grande teatro all’aperto. Senza curve (così come erano intese fino a ieri), senza assembramenti, con distanze sociali che al momento si fermano al metro, con un lungo “viaggio d’accesso” che prevede controlli all’entrata con termo scanner, percorsi individuati in precedenza, anche negli eventuali movimenti durante l’intervallo, e naturalmente con addosso la mascherina. Problema, quest’ultimo, non di poco conto pur e per la sicurezza interna degli impianti. STADIO PER POCHI. Bentegodi che avrebbe una capienza ridotta. Considerato che le norme in materia di sicurezza permetterebbero di riempire il 25-28 per cento dell’impianto. Su per giù: dei trentunmila posti disponibili, potrebbero esserne occupati all’incirca novemila. Qui, va detto, si è ancora alla ricerca di un protocollo guida definitivo, che permetta anche alle società di dare più spazio ai tifosi (e sollievo alle casse) senza venire meno alla sicurezza sanitaria individuale. COMPLICATA. Fatte queste doverose premesse, vi presentiamo uno stralcio delle linee guida presentate da A.N.De.S. Associazione Nazionale Delegati alla Sicurezza, il cui presidente e Ferruccio Taroni, l’uomo che da vicino ha seguito negli anni il percorso di Hellas e Chievo e che in tasca ha le chiavi del Bentegodi. Non un custode ma un vero e proprio amministratore della sicurezza. «Vi sono molti aspetti da considerare: il canto, le urla, il muoversi in mille direzioni, e fattori ambientali, quali il caldo, l’umidità e altro. Facciamo, però, un’ipotesi di affollamento considerando che tra fattori medici e politici si adotti anche allo stadio il distanziamento di un metro. Il metro di distanza è da considerarsi da ogni lato e si deve considerare che la persona non è un punto ma ha un suo spessore. Un seggiolino allo stadio ha una dimensione media di 45 cm e l’interasse tra i sedili è, o meglio dovrebbe essere, di almeno 45 cm. Quindi, per rispettare il metro di distanza tra una persona e l’altra dovrei occupare una seduta ogni quattro. Ma con una occupata e due libere ancora tra una seduta e l’altra, non ho i 100 cm di distanza, quindi una occupata e tre libere. I gradoni hanno una profondità di 70 cm e il camminamento sottostante poco meno di 40 cm, quindi il metro potrebbe essere garantito se considerassi la persona puntiforme ma, avendo ogni persona uno “spessore” da considerare, devo trovare un altro sistema per ovviare e garantire la distanze. E lo posso fare sfalsando i posti. E cioè, la persona che siede nella fila davanti o dietro a me sarà spostata di due posti rispetto o a me, e cioè sarà libero il poso dietro di me e quello a fianco». CAPIENZA RIDOTTA. «La Curva Sud» continua Taroni «passerebbe tra Superiore e Inferiore dagli attuali 6401 posti (esclusa la curva di tribuna) a 1600 posti. Conti fatti grossolanamente, che sarebbero da verificare sul posto per distanze tra le sedute e tra le file, scarti logici nella conta ipotetica dei posti e la realtà. A questi “fortunati” spettatori dovremmo poi garantire alcune “attenzioni igienico sanitarie” non comuni allo stadio, quali la pulizia e igienizzazione di bagni, sedute e dei percorsi». INGRESSO. «Per i 12 tornelli che consentono gli ingressi alla Sud, dove dovrei provvedere alla igienizzazione ad ogni passaggio visto la necessità di toccarli per accedere, sarebbe necessario prevedere molto meno dei tredici passaggi al minuto attuali. Ipotizzando un dimezzamento dei passaggi dettati dalla distanza da tenere anche in fila, i 1600 spettatori della Sud sarebbero 134 a tornello. Passando in sei al minuto, avrei bisogno di 23 minuti di ingresso con 12 file ordinate lunghe 201 metri, togliendo i controlli di sicurezza per evitare l’entrata di oggetti proibiti». •

Simone Antolini

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