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La storia

Antonio e lo sfratto impossibile «Ci ho già rimesso 80mila euro. Eppure il tribunale dice che ho ragione»

Un appartamento a San Massimo per il quale da tre anni non riceve affitto
Panoramica di San Massimo dove ha l’appartamento il protagonista di questa storia
Panoramica di San Massimo dove ha l’appartamento il protagonista di questa storia
Panoramica di San Massimo dove ha l’appartamento il protagonista di questa storia
Panoramica di San Massimo dove ha l’appartamento il protagonista di questa storia

Emergenza abitativa e sfratti. Con la pandemia il legislatore ha fatto il possibile per evitare un'impennata nel numero di famiglie a rischio di rimanere senza un tetto. Una scelta di buon senso che, nel pieno dell'emergenza sanitaria, ha portato alla sospensione di ogni tipologia di sfratto fino a dicembre del 2020. Quelli per morosità hanno goduto poi di una proroga fino al giugno di quest'anno, quando sono ripresi i provvedimenti emessi prima della pandemia (quelli dal 28 febbraio 2020 fino al 30 settembre 2020 potranno invece essere eseguiti dopo il 30 settembre di quest'anno), mentre dall'inizio dell'anno sono ripartite le convalide dei provvedimenti per finita locazione.

 

Si va insomma a scaglioni, per evitare in ogni modo che vi sia una concentrazione di persone senza casa (a livello nazionale si parla di 88mila famiglie a rischio) in una situazione già di per se emergenziale con la pandemia che ancora dà del filo da torcere. Per questo il Sunia, la principale organizzazione degli inquilini privati e degli assegnatari di edilizia pubblica, sta tentando di aprire una trattativa con l'Inps perché metta a disposizione gli immobili di sua proprietà in procinto di andare all'asta, in questo momento di difficoltà collettiva.

 

In questo scenario rischia di rimetterci anche chi avrebbe forse diritto (e magari pure necessità) di riappropriarsi del proprio immobile.

 

È il caso di Antonio Olivito che, dopo due sentenze di sfratto per due distinte motivazioni diverse, ancora non riesce a riprendere possesso dell'appartamento a San Massimo destinato al figlio e per il quale, ormai da tre anni, gli affittuari non pagano le mensilità. La prima intimazione di sfratto per morosità risale a oltre un anno e mezzo fa con un'esecuzione fissata al marzo del 2020.

 

Poi, con l'arrivo del Covid, tutto è stato sospeso e rinviato fino a che, il 23 marzo di quest'anno, il Tribunale di Verona ha convalidato lo sfratto per finita locazione che prevedeva il rilascio dell'immobile all'inizio di questo mese, il primo luglio.

 

«Sono disperato e non so più a chi appellarmi», dice Olivito, che ha acquistato l'immobile qualche anno fa in previsione di farci abitare uno dei figli. «Mio figlio sta aspettando da quasi due anni di poter andare a convivere con la fidanzata in quell'appartamento. È da quattro anni che l'immobile è occupato. Il primo anno mi è stato pagato regolarmente l'affitto, poi i versamenti hanno iniziato a saltare. Ho cercato il dialogo e mi sono dimostrato comprensivo in caso vi fosse un periodo di difficoltà, già antecedente la pandemia, visto che nell'appartamento vivono anche due minori. Ma ora è da tre anni che mi trovo a mantenere una seconda famiglia. Le mie entrate, però, sono da artigiano, e ho già tre figli a cui pensare. La situazione mi sta schiacciando».

 

Olivito, oltre a non percepire l'affitto, si trova infatti a pagare tasse e spese condominiali, e ha calcolato una perdita economica complessiva di circa 80mila euro. «Mio figlio nel frattempo continua a vivere a casa nostra ed essendo scaduto il contratto di locazione già da un anno, (la formula registrata all'Agenzia delle Entrate nel febbraio del 2017 è quella dei tre più due) l'immobile che gli è intestato risulta non abitato come prima casa e quindi il canone Imu da pagare è ancora più alto rispetto ai mesi in cui era valido il contratto di affitto. Abbiamo pagato le tasse correttamente ma quella sarebbe la prima casa di mio figlio, in cui abiterebbe ben volentieri se non ci fosse questa situazione davvero incredibile. Avevamo peraltro fatto presente agli inquilini fin dall'inizio che dopo tre anni l'appartamento ci serviva. Un periodo difficile può capitare a tutti ma ormai i mesi sono diventati anni e ora mi trovo in forte difficoltà anch'io. Spero che chi ne ha la competenza metta finalmente a questa vicenda sfociata in sopruso».

Chiara Bazzanella

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