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«Anche nella nostra città molte chiese tra le case»

Il soffitto ligneo della chiesa di San Fermo recentemente ristrutturato
Il soffitto ligneo della chiesa di San Fermo recentemente ristrutturato
Il soffitto ligneo della chiesa di San Fermo recentemente ristrutturato
Il soffitto ligneo della chiesa di San Fermo recentemente ristrutturato

Guardando increduli le immagini da Parigi, osservando quella cattedrale che bruciava, l’altra sera, in molti ci siamo chiesti: «E se una cosa simile accadesse anche da noi?». La nostra città è ricca di storia, di cattedrali e chiese. Un incendio non è un’ipotesi remota. Così abbiamo girato il nostro interrogativo ad un esperto, Rodolfo Ridolfi, funzionario tecnico dei vigili del fuoco veronesi. «Se accadesse a Verona, sarebbe la stessa cosa. Le chiese storiche, antiche di Verona hanno soffitti simili a quelle di Notre Dame. Questi soffitti hanno una sorta di cannicciato di legno stagionato, sottile, che quindi brucia velocemente. Stiamo parlando di strutture particolari in cui è impossibile camminare sul tetto per intervenire. Quindi anche il nostro intervento potrebbe essere soltanto procedendo dalla zona attorno», spiega Ridolfi. In molti casi infatti i vigili del fuoco per bloccare le fiamme dei tetti tagliano letteralmente i tetti, per interrompere l’incendio, ma per farlo ci debbono camminare sopra, a quei tetti. CHIESE IN CENTRO. «Il problema più grande è inoltre è che essendoci tante chiese in centro storico, l'incendio si potrebbe propagare alle case vicine che sono altrettanto antiche e quindi con tetti e sottotetti in legno, cannicciato. Il Duomo, San Fermo, Sant’Anastasia, ma molte altre ancora sono limitrofe alle case, quindi dovremmo impedire il propagarsi delle fiamme, limitare il fuoco subito», aggiunge Ridolfi. «Nell’incendio di Notre Dame non c'era niente più da salvare come abbiamo visto nelle immagini. Il tetto è stato il primo a crollare a quel punto devi fare un uso indiscriminato di acqua cercando contestualmente di salvare dipinti, tele e affreschi, se ci sono. Non è semplice scegliere come intervenire e quali decisioni prendere». IL PROTOCOLLO. «Il nostro dipartimento ha fatto un protocollo assieme al Mibac (ministero beni ambientali e culturali) una sorta di vademecum su come intervenire in incendi di questo genere. Il documento indica quali accorgimenti mettere in atto per preservare opere d'arte». Un’altra domanda che noi spettatori ci siamo posti vedendo bruciare Notre Dame è stata quella sull’esistenza di vernici che possono tenere lontano il fuoco. LE VERNICI. «Le vernici esistono, ma le chiese non sono attività soggette all’“ignifugazione“ anche se sarebbe consigliabile. Ma costano molto. Inoltre bisogna considerare che ogni 3/5 anni questi interventi sarebbero da ripetere nei controsoffitti nelle travature e per arrivarci è necessario montare delle impalcature quindi non è così semplice. Quello che possiamo fare è cercare di prevenire. Ad esempio quando ci sono delle fasi di lavorazione, se ci sono i cantieri bisogna tenere le orecchie sempre dritte. Il consiglio che posso dare è per esempio di mettere un estintore ad ogni piano del ponteggio che viene allestito perché nel momento in cui da un'impalcatura devi scendere per arrivare fino al furgone dove magari hai un estintore l'incendio parte ed è difficilmente arginabile. Inoltre particolare attenzione va tenuta quando si usano fiamme ossidriche per le bitumature, le coperture, quelli sono casi in cui spesso si sprigionano fiamme, basta una scintilla». CHIESE ISOLATE. E se una cosa del genere avvenisse alla Madonna di Spiazzi? «Lì sarebbe molto difficile intervenire. È vero che in quella chiesa ci sono molte rocce e meno legno, ma sarebbe davvero molto complicato come lo è intervenire negli eremi o in una baita di montagna a 2000 metri. Meglio prevenire e procurarsi estintori per il primo intervento». •

Alessandra Vaccari

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