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Odontotecnico a processo

Allunga le mani
su segretaria
e assistente

Odontotecnico al lavoro (foto d'archivio)
Odontotecnico al lavoro (foto d'archivio)
Odontotecnico al lavoro (foto d'archivio)
Odontotecnico al lavoro (foto d'archivio)

Con l’assistente alla poltrona e con la responsabile della segreteria amministrativa non riusciva a controllarsi. E andava ben oltre a quello che deve essere un corretto comportamento. Insidiava entrambe, le palpeggiava anche davanti ai pazienti e faceva proposte sconce.

Per questo il titolare di 59 anni di un laboratorio che si occupa di protesi dentarie a Verona è a processo con l’accusa di violenza sessuale aggravata dall’abuso di relazioni d’ufficio.

 

Un processo a porte chiuse che ieri è iniziato davanti al collegio presieduto da Laura Donati con la deposizione delle due donne che subirono per anni: la segretaria dal 2014 al 27 ottobre 2017, con la giovane assistente per circa un anno, dall’agosto 2016 al settembre 2017. Entrambe si sono costituite parte civile rispettivamente con gli avvocati Maurizio Milan e Marianna Piva (mentre l’imputato è difeso da Luca Tirapelle e Giovanni Maccagnani) e ieri, riparate dal paravento, hanno deposto raccontando cosa accadeva quando andavano in ambulatorio.

 

Testimonianze sofferte seguite da altre dipendenti con le quali A.G. aveva adottato modalità non consone per un datore di lavoro: non aveva allungato le mani ma ad una terza dipendente aveva vietato di sorridere minacciando di licenziarla. Il professionista due anni fa era stato condannato per abuso della professione medica al pagamento di una multa di 25mila euro, ma la vicenda per la quale ieri era nuovamente sul banco degli imputati è decisamente diversa.

 

Una dopo l’altra hanno raccontato di come lui senza pudore allungava le mani sul lato B, sul seno e nelle parti intime pressoché ogni giorno, all’assistente alla poltrona tirava giù la cerniera della casacca e l’attirava a sè cercando di baciarla. Le proponeva di «fare dei giochini a tre o a 4», di tradire il marito. E alla fine lei fu costretta ad andarsene.

Con la responsabile amministrativa era più subdolo: cercava costantemente un contatto fisico, la toccava, le chiedeva di fermarsi extra lavoro e il 27 ottobre 2017 l’abbracciò baciandola sul collo. Lei protestò e a quel punto l’afferrò da dietro e piegandola in avanti mimando un rapporto. Fu l’ultima volta, lei se ne andò. E ieri ha raccontato ogni cosa. Il processo prosegue in aprile.

Fabiana Marcolini

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