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RAPINA A VERONETTA

Aggredito il prete
e rubati i soldi
delle donazioni

L’aggressione è avvenuta a Porta Vescovo. I rapinatori erano in quattro e, probabilmente, sapevano chi era la vittima
L’aggressione è avvenuta a Porta Vescovo. I rapinatori erano in quattro e, probabilmente, sapevano chi era la vittima
L’aggressione è avvenuta a Porta Vescovo. I rapinatori erano in quattro e, probabilmente, sapevano chi era la vittima
L’aggressione è avvenuta a Porta Vescovo. I rapinatori erano in quattro e, probabilmente, sapevano chi era la vittima

Rapinato delle donazioni, di quei soldi raccolti anche da persone di Venezia, oltre che della nostra provincia, per fare sì che altri potessero stare un pochino meglio in uno dei Paesi africani più tormentati dalla guerra civile, il Sud Sudan che sta vivendo una delle più gravi crisi umanitarie.

LA STORIA. Il Sud Sudan è il più giovane Stato del mondo, ma almeno tre generazioni, in questo angolo di Africa grande quanto la Francia, non hanno conosciuto altro che la guerra. E all’ultima generazione, la storia non sta riservando un destino migliore: 1,6 milioni di sfollati interni costretti a fuggire per salvarsi da massacri e combattimenti, 40mila bambini malnutriti a rischio di vita, 200mila persone intrappolate nei campi per sfollati in tutto il paese. Vittima di questa rapina padre Marc Opere, sudanese che lavora a Torit, ma che viene spesso a Verona, perchè qui ha frequentato il seminario ed ha molti amici.

LA RAPINA. Il fattaccio è avvenuto la sera di Natale, a Porta Vescovo dopo mezzanotte. Quattro persone hanno aggredito il prete, lo hanno gettato a terra e gli hanno portato via i soldi delle donazioni e altri dollari.

«Avevo parcheggiato l’auto nei pressi del residence Venezia», dice padre Marc, «la lascio sempre lì perchè si trova da posteggiare e mi sono avviato a piedi verso Veronetta, verso la casa di cui sono ospite. Avevo le mani in tasca perchè fa freddo, mi sono sentito da dietro parlare in arabo «ecco il padre, ecco il padre», e poi sono stato strattonato a terra da un braccio. Avevo una giacca, non l’abito talare e da una tasca è spuntata la busta dove c’erano le donazioni che gli amici, anche quelli di Venezia avevano raccolto per aiutarmi nei miei progetti».

Parla padre Marc, abita e lavora in un Paese devastato dalla guerra civile, con carestia ed epidemie, con un tasso di mortalità molto alto e pure quello di analfabetismo. È abituato a situazioni pericolose, mai avrebbe pensato di essere vittima di un’aggressione qui nella sua città adottiva.

LA TESTIMONIANZA. «Da anni molti amici mi aiutano a realizzare progetti in Sud Sudan, è un Paese poverissimo, la guerra tra etnie maggioranza e minoranze. Molti sono costretti a scappare nei campi profughi in Congo, piuttosto che in Kenya o in Etiopia. L’azienda Pedrollo ci ha donato due pompe per i pozzi d’acqua e i fondi raccolti mi servivano per la spedizione, nella busta c’erano 3.500 euro e io avevo altri 600 dollari. Erano soldi molto importanti per la gente del mio Paese, e anche per me, perchè sono io che riesco a raccoglierli grazie alla fiducia che i donatori hanno, sono io che ci metto la faccia. Chi mi ha aggredito sapeva chi sono, lo testimonia la frase «ecco il padre», uno di loro tra l’altro sono in grado di riconoscerlo, lo avevo già visto», aggiunge il padre che ieri mattina è stato a fare denuncia nella caserma di via Salvo D’Acquisto e ha spiegato nel dettaglio quello che gli è capitato.

«Quando sono qui a Verona vado a dare una mano ad altri amici preti, celebro la messa spesso a san Tomaso, oppure celebro le confessioni, sono molto conosciuto. Mi spiace molto per quello che è successo, so che ci sono persone che donano il loro denaro privandosi di qualcosa, facendo sacrifici, e tutto questo è stato vanificato dai rapinatori».

Se qualcuno vuole aiutare il povero Marc a recuperare le donazioni raccolte, lo si trova spesso nella parrocchia di San Tomaso.

Alessandra Vaccari

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