<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Accolto il ricorso

Affissione negata
agli atei, Cassazione
dà torto al Comune

.
Angelo Campedelli dell'Uaar di Verona
Angelo Campedelli dell'Uaar di Verona
Angelo Campedelli dell'Uaar di Verona
Angelo Campedelli dell'Uaar di Verona

Gli atei e gli agnostici hanno lo «stesso diritto paritario dei fedeli delle diverse religioni di professare il loro credo "negativo"» ed è «vietato discriminarli nella professione di tale pensiero» del quale possono fare libera propaganda, con l’unico limite - valido per tutti - di non offendere «la fede altrui». Lo afferma la Cassazione accogliendo il ricorso della Unione atei agnostici razionalisti contro il Comune di Verona che gli aveva negato di affiggere manifesti.

 

Il fatto risale al 2013, sotto il sindaco Flavio Tosi. Angelo Campedelli, coordinatore del circolo veronese Uaar, spiegava a L'Arena che la domanda presentata il 31 luglio aveva avuto risposta dal dirigente del settore Tributi il 3 settembre. «La Giunta comunale», vi si legge, «esaminato il messaggio riportato sul manifesto, ha espresso nella seduta del 29 agosto 2013 parere non favorevole all’affissione risultando il contenuto della comunicazione potenzialmente lesivo nei confronti di qualsiasi religione».

 

L’Uaar aveva chiesto di esporre poster di 6 metri per 3, con il messaggio «Dio (D barrata) 10 milioni di italiani vivono bene senza D. E quando sono discriminati, c’è l’Uaar al loro fianco».

Suggerimenti