<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Addio a Lucia, giovane angelo

Sei ragazzi portano a spalla il feretro di Lucia Corradi diretti al cimitero di Bosco Chiesanuova. La ragazza avrebbe compiuto 19 anni il 21 settembre FOTOSERVIZIO GIORGIO MARCHIORI
Sei ragazzi portano a spalla il feretro di Lucia Corradi diretti al cimitero di Bosco Chiesanuova. La ragazza avrebbe compiuto 19 anni il 21 settembre FOTOSERVIZIO GIORGIO MARCHIORI
Sei ragazzi portano a spalla il feretro di Lucia Corradi diretti al cimitero di Bosco Chiesanuova. La ragazza avrebbe compiuto 19 anni il 21 settembre FOTOSERVIZIO GIORGIO MARCHIORI
Sei ragazzi portano a spalla il feretro di Lucia Corradi diretti al cimitero di Bosco Chiesanuova. La ragazza avrebbe compiuto 19 anni il 21 settembre FOTOSERVIZIO GIORGIO MARCHIORI

Lucia è arrivata in chiesa portata a spalla da sei amici, cullata da Birds, la sua canzone preferita degli Imagine Dragons. La cantava a squarciagola, «Life will make you grow, dreams will make you cry... everything is temporary... love will never die... I hope to see you again». La cantava sempre senza pensare che sarebbe stata, troppo presto, la musica del suo funerale. E ieri, sparata in piazza dagli altoparlanti per il suo «ultimo viaggio», aveva il sapore amaro della profezia maledetta: «La vita ti farà crescere, i sogni ti faranno piangere... tutto passa... l’amore non morirà mai... spero di vederti ancora». Piangevano tutti, non solo i più giovani. C’era l’intero paese raccolto attorno a Lucia, la «sua» Lucia, l’«angelo biondo» sempre sorridente. E’ un’intera comunità ad averla persa e questo, ieri, era evidente: serrande abbassate, bar e negozi chiusi per lutto, viabilità deviata per permettere alle centinaia e centinaia di auto di trovare parcheggio, strade vuote, nessuno in giro. «Per forza è così, oggi è il giorno in cui tutti piangiamo», ha raccontato un’anziana seduta in chiesa già dal mattino, molte ore prima dell’inizio della cerimonia, «abbiamo perso uno dei nostri giovani migliori, dobbiamo stare uniti, farci forza, darci coraggio e non lasciare sola la famiglia. Non è facile per una “vecchia“ come me, figuriamoci per i genitori, i fratelli, le sorelle, gli amici... e allora sono venuta qui a pensare, a parlare, a pregare e a chiederGli “perchè?“, “perchè una creatura di vent’anni?“». Lucia è arrivata puntuale in chiesa alle 15, direttamente dal cimitero, dove il triste pellegrinaggio alla camera ardente è iniziato un’ora prima. Quando il carro funebre s’è fermato davanti a San Benedetto e San Tommaso Apostolo e gli amici se la sono messa sulle spalle, sulle note di Birds è scoppiata la commozione generale: piangevano tutti, grandi e piccoli, perchè anche i bambini la conoscevano, «era gentile al bar», «era bravissima a giocare a hockey», «era simpatica quando era in negozio ad aiutare il papà». Tutto così, tutti a raccontare cose meravigliose di Lucia, quanto era gentile, disponibile, piena di vita, sempre pronta a darsi da fare, «casinara» quel che basta, felice di tutto, mai triste, piena di progetti. A don Lucio Benedetti, il parroco che ha celebrato il funerale insieme ad altri 7 sacerdoti, è toccata la parte difficile del «dire qualcosa che abbia un senso». E ha iniziato mettendo subito in chiaro che «siamo troppo piccoli per guardare al mistero della morte». La prima lettura, di San Paolo, ha provato a essere di conforto: «Quando sarà distrutta la nostra tenda terrena, riceveremo da Dio un’abitazione eterna nei cieli». Non basta per accettare la morte di una ragazza di neanche 20 anni, è un dolore troppo violento. E allora tocca al Vangelo di Matteo, quello dei «Beati», a trovare parole di sostegno. Parte da lì il ragionamento di don Lucio. «Siamo qui a condividere una tempesta», ha spiegato nell’omelia, «che ci ha stravolto la vita: ha colpito tutti, Lucia per prima, la sua famiglia, l’intera comunità, siamo tutti dentro ad un urgano violento che ci ha tolto per sempre qualcosa a cui tenevamo tanto. E’ un male che ci lascia soli nello sconcerto, pieni di rabbia e di domande senza risposta, ma è anche una tempesta che ci unisce e che ci mette di fronte ad una evidenza: siamo qui perchè c’è un amore più grande del nostro, eterno e per sempre, quello di Dio. E Lucia, ora, lo sta sperimentando». E ancora: «Lui l’ha creata, l’ha data ai suoi genitori e a tutti coloro che l’hanno amata, poi la sua vita s’è sgretolata, come capiterà a tutti, per tornare nelle mani di chi la ama da sempre e per sempre, senza fine». Ecco quindi, il collegamento con il Vangelo: «Beati gli afflitti perchè sanno che la vita terrena si affaccia su quella eterna: Lucia ora è con Dio, gli sorride portando tutti noi nel cuore e ci sta raccomandando a Lui, gli sta chiedendo di darci il bastone su cui appoggiarci per attraversare la valle scura del dolore, per vivere la vita in modo meraviglioso, senza sprecarla, bevendola fino all’ultimo goccio prima di approdare dall’altra parte». La preghiera dei fedeli, quindi, è diventata un «inno» all’anima bella di quest’«angelo biondo» e un appello a stare vicino alla famiglia e agli amici che erano con lei in quella macchina. Infine, i messaggi letti sull’altare, il più toccante quello di Marco, «l’eroe» di venerdì notte: con le stampelle e il volto tumefatto, ancora sotto choc, ha voluto esserci per dirle «ti voglio bene». Di nuovo, la musica preferita ad accompagnare la bara fuori dalla chiesa: ancora gli «Imagine Dragons» per l’ultimo viaggio in spalla agli amici. •

Camilla Ferro

Suggerimenti