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L’EMERGENZA

Accoglienza profughi
Dalla prefettura
un appello ai sindaci

Profughi richiedenti asilo impegnati nei lavori socialmente utili in città
Profughi richiedenti asilo impegnati nei lavori socialmente utili in città
Profughi richiedenti asilo impegnati nei lavori socialmente utili in città
Profughi richiedenti asilo impegnati nei lavori socialmente utili in città

La Prefettura lancia un appello ai sindaci, chiedendo una maggiore collaborazione nella gestione dell’emergenza profughi. Soprattutto in vista dei mesi più caldi, quando gli sbarchi tradizionalmente aumentano in modo esponenziale.

«Il nostro naturale interlocutore sono le amministrazioni locali, con cui speriamo di poter condividere scelte ponderate sulla collocazione dei profughi», spiega Alessandro Tortorella, capo di Gabinetto, che parla a nome della Prefettura. «Attualmente quelli ospitati nel Veronese sono 1.433 e si trovano nel 30 per cento dei comuni della provincia, ma siamo sempre disposti ad aprire il dialogo con gli amministratori per trovare nuovi equilibri».

Perché, al momento, di dialogo sembra essercene poco. All’arrivo dei profughi la maggior parte dei sindaci risponde storcendo il naso o alzando vere e proprie barricate. E questa non è l’unica spia di una questione che sembra proprio non piacere ai veronesi. I primi tre bandi pubblici rivolti alle cooperative intenzionate a candidarsi come soggetti gestori delle strutture per profughi sono andati finora deserti. L’ultimo, le cui buste sono state aperte martedì, ha visto nove realtà partecipare, di cui due rimaste escluse. «Le new entry non sono cooperative veronesi, a dimostrazione dello scarso interesse del territorio», osserva Tortorella. «In altre province i posti messi a disposizione sono centinaia, mentre a Verona non si coglie questa voragine di disponibilità». Il capo di gabinetto della Prefettura ne ha avuto conferma a San Giovanni Lupatoto, comune di cui è commissario straordinario. «La Prefettura è contraria all’oligopolio, perché più le strutture di accoglienza vengono distribuite sul territorio, maggiore è l’equilibrio», spiega Tortorella. «A San Giovanni Lupatoto, ad esempio, ho chiesto più volte collaborazione alle cooperative, ma la risposta non c’è stata».

Il bando pubblico di martedì metteva a disposizione la copertura di circa 1.900 posti, di cui 1.433 già occupati (questo è il numero di profughi presenti sul territorio) e altri 500 per gli arrivi previsti nei prossimi mesi. Delle sette cooperative che hanno vinto il bando di concorso, quattro avevano già in corso convenzioni con la prefettura tramite «assegnazione diretta»: ora, se l’iter andrà a buon fine, la loro posizione sarà regolata dal bando.

Tre sono invece le realtà che hanno messo a disposizione nuovi posti, complessivamente 44: 20 all’hotel Papillon di Nogara (tramite la cooperativa Olinda di Mantova), dieci per uomini a Gazzo e dieci per donne a Negrar (Alba Nuova di Nogara), più 4 posti a San Bonifacio (Diaconia da Vicenza). Le domande di questi sette enti sono state accettate, perché tutti i requisiti risultavano in regola: prima dell’accettazione definitiva, però, queste cooperative dovranno superare ulteriori controlli sulle strutture e di carattere generale.

Difficilmente, però, questi 44 posti andranno a colmare le esigenze dei prossimi mesi, quando si attendono nuove ondate di profughi. In tal caso, i nuovi arrivi verranno dirottati sulle strutture che avranno ancora posti a disposizione, a cominciare da Costagrande, che attualmente ospita circa 250 persone, ma ha una capienza di 500. La prefettura è poi sempre alla ricerca di nuove collocazioni.E nulla esclude che ciò avvenga anche tra le cooperative rimaste escluse dal bando, se i requisiti mancanti venissero colmati: Free Men (122 posti, anche all’hotel Valpantena) e Recover di Legnago (22 posti). M.TR.

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