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SAN GIOVANNI LUPATOTO

Acceca il cane
del vicino
Sconterà un anno

La sentenza è stata pronunciata in tribunale
La sentenza è stata pronunciata in tribunale
La sentenza è stata pronunciata in tribunale
La sentenza è stata pronunciata in tribunale

Aveva affittato una parte della casa (due stanze con uso cucina) ad una signora e alla figlia. Poi arrivò il marito, un cittadino rumeno, poi l’altra figlia con il fidanzato. E il signor Carlo si ritrovò, come denunciò poi ai carabinieri, prigioniero in casa sua. Ostaggio di Ciurea Vasile che oltre a minacciarlo con un coltello solo perché il proprietario dell’appartamento aveva «osato» chiedere il pagamento della pigione, il 23 febbraio 2012 bastonò a sangue il cane del signor Carlo con tale violenza da fargli perdere un occhio.

Violazione di domicilio, minacce aggravate e maltrattamento di animali le tre accuse mosse al cittadino rumeno di 34 anni (difesa Francesco Spanò) che ieri dal giudice Claudio Prota è stato condannato a un anno di reclusione (il pm d’udienza Susanna Balasini ne aveva chiesti tre).

Un crescendo di incomprensioni e violenze che in due mesi, dal gennaio al marzo 2012, avevano costretto il proprietario dell’appartamento a San Giovanni Lupatoto a chiudere le porte a chiave e a mettere lucchetti per evitare di trovarsi di fronte Ciurea. Un uomo che lo terrorizzava, dal quale si sentiva minacciato e vessato solo perchè chiedeva che gli venissero versati i 300 euro di affitto.

Stando a quanto emerso nel gennaio di 4 anni fa il signor Carlo concesse in affitto una parte della sua casa a una signora e alla figlia. Stando a quello che gli disse si sarebbe fermata solo una ventina di giorni, era un’emergenza. Ma così non fu, poco dopo arrivarono l’altra figlia e il fidanzato, poi il marito e tutti utilizzarono l’appartamento fornendo l’indirizzo per ottenere la residenza.

Sollecitò il pagamento dell’affitto ma a fronte di rifiuti e offese decise di chiudere le porte a chiave. Verso fine febbraio la raccomandata con la quale pretendeva che lasciassero la casa visto che non pagavano, scatenò la reazione: «Vuoi vedermi in galera? Nessun problema» gli disse Ciurea brandendo un coltello. Quel giorno il figlio del signor Carlo era in casa, e terrorizzato sentì colpi alla porta, e poi i guaiti del cane.

Quando il proprietario di casa rientrò vide il cane massacrato, il figlio terrorizzato e vedendo Ciurea sulla porta gli chiese cosa fosse successo. E costui rispose che il cane era entrato nel giardino dei vicini e che era stato picchiato da qualcuno. Circostanza impossibile perchè le porte erano chiuse e quando Carlo rientrò ne trovò una sfondata. Questo fatto lo spinse ad andare nuovamente dai carabinieri, il cane venne portato dal veterinario, era in condizioni disperate e a causa dei colpi un occhio era uscito dalle orbite. Denunciò perchè oltre che per sé stesso iniziò a temere per l’incolumità del figlio e dei due cani. Uno era stato già massacrato.

La denuncia e il processo nel corso del quale la difesa ha sostenuto che mancasse la prova che fosse stato proprio Ciurea a colpire la bestiola. Un anno di reclusione.F.M.

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