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Il racconto di un veronese

A caccia di tornado negli States: «Un'esperienza pazzesca»

Il racconto di un veronese
Il tornado fotografato di Mauro Greco
Il tornado fotografato di Mauro Greco
A TU PER TU CON IL TORNADO

«Chi va in vacanza di solito cerca il sole, io invece inseguo i temporali», sorride Nicola Brunelli. Fino a imbattersi in un tornado, «uno di quelli che prima avevo visto solo nei film», in Oklahoma: «un’esperienza incredibile, indimenticabile».

Nicola abita Montorio, ha 42 anni e lavora per un multinazionale svedese. È da sempre appassionato di meteorologia, fa parte della storica associazione veronese Meteo 4, ha in tasca il brevetto di pilota di parapendio e nelle scorse settimane si è cimentato come «storm chaser», ovvero cacciatore di tornado, negli Stati Uniti.

 

Proprio cone in «Twister», film-culto degli anni Novanta che Brunelli ammette di aver visto «tipo cento volte!». Si è unito al piemontese Mauro Greco di tornadotour.it e, guidati da radar, mapp e app dedicate, ma anche dall'istinto, hanno macinato oltre 5.000 chilometri su un suv inseguendo celle temporalesche negli Stati Uniti centro-meridionali.

«La meteorologia in America», racconta Nicola, «è avanti di 50 anni rispetto a noi. I radar meteo hanno una copertura capillare e ad alta definizione con aggiornamenti ogni due-tre minuti. Hanno un sistema di allerta molto avanzato, se sei in zona pericolosa, in automatico ti arriva un sms, oltre ad interrompere la radio per dare l'allarme. Ci sono sirene che suonano in casi di pericolo e sono diffusissime le shelter (rifugi) sia dei privati che pubbliche».

E i «cacciatori di tornado» non sono visti male, anzi: «Sono i primi che lanciano gli allarmi e aiutano la gente a proteggersi. Io stesso ho dato indicazioni in tre occasioni a persone terrorizzate che non sapevano cosa fare, indicando loro la strada sicura. È un attimo farsi prendere dal panico e commettere errori. I tornado accadono indipendentemente dalla presenza o no degli storm chasers. La loro presenza può essere solo un aiuto».

 

Per i primi giorni i cacciatori nostrani si sono dovuti «accontentare» di violenti temporali («a intensità tali che qui non siamo abituati a vedere»), nubi a mensola e panorami mozzafiato di Oklahoma, Nebraska e Kansas.

Poi, in una delle ultimissime «battute di caccia», il tanto atteso incontro, nei pressi di Fort Stockton. «Dalla “wall cloud” è spuntato il “funnel”, un cono bellissimo che nel giro di pochi secondi ha toccato terra. Era un vero tornado!», racconta Brunelli, «eravamo emozionati ed eccitati, finalmente avevamo la possibilità di filmare e fotografare questo incredibile spettacolo della natura, in una zona completamente disabitata. Il tornado ha toccato terra per un paio di minuti e poi lentamente si è dissolto. Poi via di corsa, mentre cominciavano a cadere chicchi di grandine come noci».

Ma avete corso dei pericoli? «Il tornado era distante 500 metri, con le mappe e l'esperienza si riescono a evitare i punti più rischiosi: molte volte osservavamo i temporali stando completamente all'asciutto». Poi «ci siamo concessi una birra e una bistecca texana. In questo viaggio abbiamo conosciuto anche l'America delle piccole cittadine e dei grandi spazi. Un'America “on the road”, fuori dalla solite rotte turistiche».

Brunelli ora è tornato al suo lavoro e alla sua stazione meteo casalinga, i cui dati vengono utilizzati per il sito www.montorioveronese.it. Ma, anche se ha realizzato il proprio sogno, non ha dubbi: «Se rifarei una vacanza del genere? Anche subito!».

 

Nicola Brunelli

Riccardo Verzè

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