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Vendite in calo in Germania ma la vera scommessa è l’Asia

Grande afflusso di addetti ai lavori per la prima giornata di Anteprima Amarone
Grande afflusso di addetti ai lavori per la prima giornata di Anteprima Amarone
Grande afflusso di addetti ai lavori per la prima giornata di Anteprima Amarone
Grande afflusso di addetti ai lavori per la prima giornata di Anteprima Amarone

Continuare a presidiare gli sbocchi tradizionali. Trovare un passepartout per aprire spazi di penetrazione sulle destinazioni asiatiche. Non trascurare il balzo di consumi sul mercato interno. Il 2018 è stato un anno in chiaroscuro per l’Amarone, che ha chiuso con un giro d’affari di 334 milioni di euro e un saldo complessivo negativo del 6% sul 2017 a causa della frenata del commercio estero in alcuni Paesi chiave e per effetto della povera annata 2014, che ha scontato una perdita media dell’imbottigliato pari al -4,6%. La foto è dell’Osservatorio vini della Valpolicella di Nomisma Wine Monitor per l’Anteprima del 2015, di qualità eccellente che riempirà 14 milioni di bottiglie, inaugurata ieri dal ministro all’Agricoltura e turismo Gian Marco Centinaio. Sul mercato interno la domanda è in aumento. In forte crescita l’enoturismo. In pausa congiunturale l’export, che assorbe il 65% delle vendite di Amarone. Nota, quest’ultima dolente e riconducibile in parte anche alla frammentazione con la quale finora si è gestita la promozione, condotta in ordine sparso da enti, consorzi, Regioni, Ice e su cui il ministero si sta impegnando per trovare un coordinamento. Un esempio sono i risultati in Estremo Oriente. «In Asia non siamo ancora entrati, tanto siamo marginali. Solo il 6% circa dell’import vinicolo cinese riguarda produzioni italiane. Forse non abbiamo ancora trovato la modalità giusta di approcciare quel mercato. Ma il potenziale di crescita in Cina e nel continente asiatico è enorme», commenta il ministro. Il ragionamento si declina anche sul rosso più iconico della Valpolicella. Il saldo delle esportazioni risente della cattiva performance in Germania (-40% a valore), dove però si è scontato l’exploit del 2017 (+45%) e una conseguente eccedenza di scorte. Il Paese resta tuttavia il primo sbocco con una quota di mercato del 16%, tallonato da Usa (15%) e Svizzera (12%), Regno Unito (11%), Svezia (7%). Giappone e Cina, in lieve crescita, rappresentano insieme il 5%. Le vendite volano invece nel Regno Unito, a un passo dalla Brexit con un +15% a valore. Bene anche negli Usa, con + 3%, mentre calano in Svizzera (-5%), Canada (4%) e Svezia (-6%). Per il presidente del Consorzio tutela vini Valpolicella, Andrea Sartori, «dopo anni di crescita l’Amarone, come gli altri vini fermi italiani, nel 2018 ha evidenziato difficoltà congiunturali su alcuni mercati tradizionali e maturi, ma raccoglie anche segnali interessanti in Paesi che rappresentano il futuro della denominazione, Asia in primis: bisogna essere più presenti». Bene invece consumi ed apprezzamento in Italia, +4% a valore, grazie alla domanda del canale horeca e delle enoteche. Altro fattore premiante è la vendita diretta nelle aziende, grazie ad un enoturismo sempre più dinamico. Secondo il Sistema statistico regionale veneto, elaborati da Nomisma Wine Monitor, le presenze in Valpolicella (città esclusa) sono cresciute tra 2015 e 2017 del 21%. Gli enoturisti nel 2017 sono stati circa 300mila, a fronte di quasi 115mila arrivi. Ma il segmento è da sviluppare. «Dobbiamo attrarre almeno una parte dei 17mila visitatori che ogni anno vengono in vacanza sul Garda e in città», conclude Sartori, «tenere aperte le nostre cantine, molte delle quali in dimore storiche e fare rete con le agenzie di enoturismo». •

Valeria Zanetti

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