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Una festa ogni quattro Auguri a 153 veronesi nati nell’anno «bisesto»

Fabio Fadda nato nel 1988Vittorio Marangoni davanti alla merceria che ha chiuso nel 2018
Fabio Fadda nato nel 1988Vittorio Marangoni davanti alla merceria che ha chiuso nel 2018
Fabio Fadda nato nel 1988Vittorio Marangoni davanti alla merceria che ha chiuso nel 2018
Fabio Fadda nato nel 1988Vittorio Marangoni davanti alla merceria che ha chiuso nel 2018

Tra i decani c’è Vittorio Marangoni che ha scalato le cime più alte e sciato in ogni dove. Sessant’anni dopo di lui è nato Fabio Fadda cresciuto nell’era degli sms e dei cellulari. In comune hanno il giorno di nascita e lo condividono con oltre un centinaio di persone. A Verona, infatti, sono 153 i cittadini che sono nati nell’anno bisestile, il 29 febbraio, quasi venti in meno dell’ultimo «bisesto»: nel 2016 erano 170. Una vita trascorsa tra battute, luoghi comuni, fatti bizzarri, ma anche l’orgoglio di essere nati in un giorno speciale, che non tutti possono vantare. Altro che anno «bisesto anno funesto». Per Fabio Fadda, 32 anni, impiegato nelle officine di Trenitalia a Porta Vescovo e cresciuto tra San Michele e Borgo Venezia, appassionato di sport, di bicicletta e corsa, è un motivo per festeggiare per una settimana: «C’è chi mi fa gli auguri il 28 febbraio e chi, con la scusa di essersi dimenticato, anche fino al 2 o 3 marzo», racconta. «E io nel dubbio festeggio dal 28 febbraio al 3 marzo». Non quest’anno, però. Oggi sarà un giorno speciale perché festeggerà con gli amici a Venezia, spopolata dal coronavirus e quindi tutta a sua disposizione: «Partiamo nel pomeriggio e poi avanti». Del fatto di compiere gli anni ogni quattro non ne ha mai fatto una malattia, Fabio. Ma da sempre suscita la curiosità delle persone quando dice di essere nato il 29 febbraio: «Alcuni ridono. Spesso vogliono vedere il documento di identità. Ma per me è sempre stato normale perché ho un amico della mia stessa classe che è nato il 29 febbraio. Ci conosciamo fin da piccoli e ci associano come gli sfortunati del 29». Alla madre Susanna piace l’idea che sia nato il 29 febbraio. Al padre Giuseppe un po’ meno. Lui la butta sul ridere: «Non ci si può fare qualcosa, perciò va bene così. Da piccolo sì, ci restavo male: quando al tuo compleanno le compagnie telefoniche ti regalavano un mese di sms gratis, io non ricevevo mai niente», continua. Festeggerà a casa, invece, Vittorio Marangoni, 92 anni: «Chi vorrà venirmi a trovare lo farà». «In realtà», ride, «compio 23 anni quest’anno, perché sono nato nel 1928». Storico merciaio della Carega, colonna del Gruppo alpino operaio con il quale ha iniziato a camminare nel 1944 e tra i fondatori del premio Biasin, assegnato dai gruppi alpinistici scaligeri a giovani alpinisti, dal 1960 fino a pochi anni fa, i veronesi lo hanno visto dietro il banco della sua merceria, in via San Mamaso, cuore della città. Poi ha chiuso: «Ora si prende cura di me mia figlia Anna che è un capolavoro», spiega ricordando anche chi, nell’arco della sua lunga vita, è stata la sua gioia: la moglie Renata, scomparsa nel ’97, e la figlia Stefania morta appena tredicenne. Porta tutti nel cuore Marangoni, come i tanti anni che ha trascorso e i compleanni che ha festeggiato: «Sono talmente tanti che non ce n’è uno che ricordo più di altri. Nascere il 29 è stata una fatalità, è una data particolare, ma non festeggio mai». Ma Marangoni che ha spento le candeline anche sulle anse del Nilo, in Egitto, da rocciatore ha nel cuore i compleanni sul Cervino e sul Monte Bianco: «Ho fatto tante escursioni. Ho anche sciato molto, discesa e marcialonga», tiene a precisare. Ma oggi sarà un giorno speciale anche per le mamme ora in attesa in ospedale, pronte a mettere al mondo la nuova generazione: i «bisesti» del 2020. •

Maria Vittoria Adami

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