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Scuole, mancano 1.400 insegnanti

Insegnante in cattedra durante una lezione in una scuola superiore
Insegnante in cattedra durante una lezione in una scuola superiore
Insegnante in cattedra durante una lezione in una scuola superiore
Insegnante in cattedra durante una lezione in una scuola superiore

Mancano tre settimane al suono della prima campanella dell’anno scolastico 2019-2020, che inizia l’11 settembre, e nelle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo e secondo grado del Veneto mancano 7.821 insegnanti, di cui 2.284 di sostegno. Le province più in sofferenza sono Treviso e Venezia, dove mancano rispettivamente 1.012 e 1.155 insegnanti ordinari e 282 e 440 insegnanti di sostegno. Ma i posti vuoti in cattedra pesano anche a Verona (1.404 cattedre scoperte) e Vicenza (1.508, con il record di 547 vacanze nel sostegno). «Alla strutturale mancanza di programmazione nella scuola, a cui nessun governo ha saputo porre rimedio», dice l’assessore regionale veneto all’istruzione e formazione Elena Donazzan, «si aggiunge quest’anno il problema degli insegnanti precari storici, o entrati di recente in ruolo, che sono stati cancellati dalle graduatorie, come il caso dei diplomati magistrali, e che tornano più precari di prima, inseriti nelle sole graduatorie di istituto che non possono dare la prospettiva dell’entrata in ruolo». Inoltre, aggiunge l’assessore, «sono venuti a mancare i concorsi, nonchè i posti di abilitazione in particolare per gli insegnanti di sostegno (nonostante le reiterate pressioni di questa amministrazione regionale e delle università sul ministero), e a farne le spese in primis è la classe docente, molto frammentata, con paradossali differenze tra precari senza prospettiva e insegnanti strutturati». Il nuovo anno scolastico si apre in Veneto nuovamente all’insegna dell’incertezza, rileva con preoccupazione l’assessore Donazzan, secondo la quale «quest’anno sarà anche peggio degli anni precedenti, a causa dei mancati concorsi, dell’aumento del precariato, del blocco del numero delle abilitazioni per gli insegnanti di sostegno, che si traduce nella mancanza di due insegnanti su cinque per gli studenti con disabilità. E l’ultima incertezza che si aggiunge per il Veneto è che ad oggi l’Ufficio scolastico regionale è privo di vertice, perchè la dottoressa Augusta Celada è stata chiamata a Roma». Se maggiori poteri fossero riconosciuti alle Regioni, commenta l’assessore, «credo che molti disservizi o storture non ci sarebbero, in virtù del principio di prossimità della decisione e del controllo. Da sempre sono convinta che una programmazione territoriale sul fabbisogno dei docenti sia la soluzione al problema del precariato, della continuità didattica a beneficio degli studenti e della scuola. Con un vantaggio anche per i conti dello Stato e il benessere della collettività perchè la dispersione scolastica ha un elevato costo sociale. All’aumento del precariato, e al conseguente balletto delle supplenze che segnerà il rientro in classe per molti alunni veneti, si aggiunge il fenomeno ormai storico dei trasferimenti e degli avvicinamenti dei docenti che usufruiscono della legge 104/1992 per l’assistenza, l’integrazione e diritti delle persone disabili. «Una legge di civiltà», premette l’assessore, «che, però, consente, in particolare nel mondo della scuola, abusi e indebiti titoli di precedenza per chi vuol avvicinarsi a casa. Ringrazio l’intervento della magistratura, dei Provveditorati regionali e dell’Inps che stanno mettendo sotto la lente sospetti comportamenti fraudolenti, in particolare in alcune regioni del Sud», prosegue l’assessore. «Vigilerò sugli esiti delle indagini e delle verifiche che le Procure di Lecce e Cosenza e i Provveditorati di Salerno e di Trapani stanno compiendo circa richieste anomale di benefici della 104, una vicenda che sta assumendo i tratti preoccupanti di una grande frode di Stato ai danni della scuola e degli insegnanti perbene e che finalmente arriva ad essere sanzionata». •

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