La sua è stata (anche) la voce simbolo del momento più alto della storia dello sport veronese, quello scudetto bellissimo, unico e irrazionale vinto nel 1985 contro ogni pronostico. E simbolo di quell'impresa è indubbiamente il clamoroso gol senza scarpa, segnato alla Juventus, di Preben Elkjaer Larsen, il giocatore più amato del Verona scudettato.
Il racconto di Roberto Puliero di quella rete impossibile, nel giorno della scomparsa del grande attore e radiocronosta, diventa ancora di più un pezzo di storia. Perché uno dei mille Roberto Puliero che la città ha conosciuto, forse il più celebre, è sicuramente quello che per decennio ha legato la sua inconfondibile voce alla sorti di una squadra, l'Hellas. Per i veronesi di diverse generazioni quel timbro unico, quel linguaggio insieme forbito, ironico e popolare, è il sinonimo di domenica pomeriggio, con l'orecchio teso alla radiolina in casa, in macchina o durante le scampagnate.
Puliero ha raccontato il Verona, dagli stadi di tutta Italia, nel momento più alto, nell'epopea europea, ma anche nelle parentesi sportivamente più buie, con l'altalena di promozioni e retrocessioni degli anni Novanta, lo psicodramma di quella con Malesani e quella sfiorata addirittura in C-2, fino alla lenta e recente risalita in serie A. Nei brevi tratti in cui non fu voce delle gesta gialloblù, i tifosi arrivarono persino a organizzare petizioni popolari per riaverlo al microfono, dov'è tornato negli ultimi anni a commentare per Radio Verona le partite dell'Hellas.
Dal Bentegodi ai campetti di periferia, quel «reteeeeee» mutuato dallo stile sudamericano è divenuto patrimonio di ogni veronese. E la sua voce si è incastrata per sempre come e più di una fotografia nei ricordi di migliaia di persone.