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Il caso

Prenota per un taglio mascolino, ma non la servono: «Qui tagliamo i capelli solo agli uomini»

Prenota il proprio taglio capelli dal barbiere ma, in quanto femmina, non viene fatta accomodare perché «in questo negozio non tagliamo i capelli alle donne»

Il fatto è accaduto la scorsa settimana in un negozio che si occupa del taglio di barba e capelli all’interno del centro commerciale Adigeo. Protagonista, suo malgrado, è Elisabetta Zichella, 44 anni, lombarda d’origine e, da quasi un decennio, veronese d’adozione.

Taglio corto, sguardo e portamento mascolino così come lo stile del vestire, Zichella, amministratore delegato di Hdemy Group con sede agli ex Magazzini generali in Zai a Verona, prende l’appuntamento online.

 

«Il brand sembrava perfetto per me. Taglio da uomo, 35 minuti, prezzo giusto. Inserisco i miei dati anagrafici, prepago il servizio». Si presenta, spiega di avere appuntamento alle 12,30. Un veloce scambio di battute, poi ad Elisabetta viene restituito il giubbotto, appena posto sull’attaccapanni, e congedata. «Alla persona che mi ha accolto si è aggiunto un ragazzo che mi ha spiegato che loro fanno solo tagli da uomo. Io ho risposto, sorridendo, di saperlo bene: ho scelto questo negozio apposta, un taglio da uomo è quello che porto da sempre e che voglio».

Non è bastato. «Guardando il collega e con un velato imbarazzo ha aggiunto che in questo negozio non si tagliano i capelli alle donne e che se li vedesse il titolare passerebbe dei guai. Sono rimasta inebetita e me ne sono andata». Una volta rientrata in ufficio, Zichella ha affidato a un lungo post su Facebook le proprie riflessioni ricevendo in poche ore oltre un centinaio di commenti, per lo più di supporto e condivisione. «Mi sono sentita discriminata. Ho scelto un professionista, volevo proprio ciò che in quel negozio propongono.

Che ne possono sapere di quanto fosse importante per me, che in un corpo di donna ci sono nata per sbaglio, potermi tagliare i capelli in un posto dove mi sarei sentita a mio agio? Tutti si sciacquano la bocca con i concetti di gender fluid ma la realtà, purtroppo, è ben diversa», ha scritto Elisabetta sul proprio profilo social, aggiungendo: «Siamo sicuri che sia legittimo impedire a una persona di accedere a un pubblico esercizio a seconda del genere?». A rispondere è uno dei soci fondatori del negozio in questione, Il Barbiere. «Nessun intento discriminatorio, ma semplice scelta aziendale. Aprire ad altri target, alle donne anche per tagli maschili, significherebbe di fatto diventare unisex. Abbiamo già un negozio che risponde a questa esigenza, la catena Trilab, in cui lavorano gli stessi professionisti», argomenta Stefano Frasson di Trilab. «Altri negozi hanno scelto di seguire solo clientela maschile, noi siamo presenti all’interno dei centri commerciali e perciò più visibili ed esposti a questo tipo di critiche», spiega Frasson confermando che si tratta di una tematica cui spesso sono chiamati a rispondere. «Siamo al fianco delle donne, ne abbiamo nel nostro organico, ma abbiamo scelto riservare questi negozi a una clientela maschile». Spiegazione che, però, non è mai arrivata alla diretta interessata. «Peccato che, benché taggati in un post con quasi 200 commenti, nessuno di loro abbia parlato con me», riflette Zichella..

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