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LUTTO. Il maestro, musicista, compositore e direttore d’orchestra, aveva 86 anni. Si è spento ieri al Policlinico di Borgo Roma dove era ricoverato da qualche tempo

Morto Enrico
De Mori, una vita
per la musica

Il maestro Enrico De Mori mentre dirige un concerto
Il maestro Enrico De Mori mentre dirige un concerto
Il maestro Enrico De Mori mentre dirige un concerto
Il maestro Enrico De Mori mentre dirige un concerto

Giuseppe Corrà

Il maestro Enrico De Mori è morto ieri al Policlinico di Borgo Roma dove era stato ricoverato per l’aggravarsi delle sue condizioni di salute, assai precarie negli ultimi tempi tanto da non permettergli di partecipare l’11 giugno scorso al concerto tenuto al Circolo unificato di Castelvecchio per i suoi 86 anni.

Enrico De Mori, (meglio Henri) era nato a Roanne, cittadina del dipartimento della Loira, l’11 giugno 1930. Qui abitava la sua famiglia proveniente da Perzacco, frazione di Zevio, che era emigrata in Francia alla ricerca di lavoro. La sua formazione di musicista era iniziata sotto la guida del papà Augusto Cesare, valido violinista e chitarrista, ed era continuata con il maestro Charles Bonneton. A 12 anni Henri aveva conseguito il diploma in pianoforte, teoria e solfeggio all’École de la musique de Roanne. Ma, nel 1942 dovette rientrare precipitosamente in Italia con la famiglia a causa della guerra. Qui fu obbligato a ripetere gli studi e gli esami di diploma musicale nel 1943 al Conservatorio Arrigo Boito di Parma perché tutti i documenti che certificavano la sua preparazione musicale erano rimasti in Francia. Il 21 aprile 1943, per gli ultimi festeggiamenti dell’Era fascista per il Natale di Roma all’Arena di Verona, venne invitato a suonare il complesso composto di 43 elementi tra chitarre, fisarmoniche e mandolini fondato e diretto da suo papà Augusto Cesare. E tra quei suonatori c’era anche Enrico con la fisarmonica. L’accettazione di quell’invito fascista costò l’ostracismo musicale della famiglia De Mori nei primi anni della Verona repubblicana. Solo una licenza per la vendita ambulante di frutta e verdura permise loro di non patire la fame. Tuttavia dieci anni dopo si presentò ad Enrico una buona occasione per farsi conoscere.

Era il 1953 quando il vicemaestro del coro dell’Arena, Sergio Ravazzin, essendo impegnato ogni sera con la stagione lirica, propose ad Enrico di sostituirlo in qualità di pianista nei caffè concerto, una specie di piano bar di musica classica, che si tenevano sul Liston. De Mori accettò. Durante una delle sue esibizioni, lo ascoltò Cesare Catini, il primo violino dell’orchestra dell’Ente lirico, che rimane colpito dall’estro e dal talento di Enrico e lo invitò a presentare domanda per entrare nell’orchestra in qualità di pianista per le prove di scena. Proprio a quell’anno risale la scrittura della sua prima composizione.

Ma Enrico non si accontentò di accompagnare al pianoforte solo le prove di scena e cercò di ottenere un posto stabile nell’orchestra dell’Arena diretta in quell’anno dal maestro Antonino Botto. Ci riuscì e la Turandot fu la prima opera che suonò con l’orchestra dell’Arena diretta da Botto. Nel 1955 sempre il maestro Botto chiamò De Mori alla Scala di Milano per il ruolo tecnico di maestro delle luci a cui seguirà l’incarico di pianista delle prove per i balletti e di palcoscenico. Durante questo periodo collaborò anche con il grande maestro Herbert von Karajan. Nel 1960 alla Scala ebbe l’occasione di sostituire il suggeritore di scena in ben 200 opere.

Una data importante fu per lui il 1966 quando fondò il Coro ed orchestra città di Verona, complesso ancora in attività, ma diretto dal 2015 dal giovane maestro Francesco Mazzoli, suo allievo. Dal 1966 ad oggi la formazione conta più di 400 concerti in tutto il mondo. Il 1966 fu anche l’anno in cui De Mori collaborò all’esecuzione delle opere alla Scala. Anno difficile, invece, il 1968 per il teatro milanese quando dal suo programma venne cancellato lo spettacolo di danza del Bolschoi di Mosca. Il maestro Bindo Bissiroli, nuovo direttore artistico del teatro, lo invitò a presentarsi per l’incarico. De Mori in quel periodo aveva già un contratto per la stagione musicale umbra e rinviò la decisione. Ma venne presto contattato dal sovrintendente Antonio Ghiringhelli che riuscì a fargli cambiare idea. De Mori debuttò come direttore d’orchestra al teatro Alla Scala dove diresse oltre 350 recite con prestigiosi artisti fra cui Luciana Savignano, Carla Fracci, Oriella Dorella ed il famoso coreografo russo Rudolf Nureyev.

Fu del 1974 il suo debutto al Festival lirico areniano di Verona, teatro in cui rimane fino la 1986. Nel frattempo diresse anche molte altre orchestre di teatri italiani ed esteri. Nel 1975, alla Fenice di Venezia, diresse l’orchestra per un balletto con Carla Fracci e Amedeo Amodio.

Al Teatro Metropolitan di New York De Mori arrivò nel 1981 alla direzione dell’orchestra della Scala di Milano. Negli anni seguenti con il Coro ed orchestra città di Verona fu in tournée in molte città italiane e straniere fra le quali spiccano Salisburgo, Vienna e Tokio. Ma i teatri in cui si realizzò il tutto esaurito furono quelli di Barcellona, Luxor e Parigi dove venne proposta l’Aida di Giuseppe Verdi. Dal 1988 al 2015 il maestro De Mori continuò a dirigere il Coro ed orchestra città di Verona in occasione del Concerto di capodanno al Palazzetto dello sport.

Giuseppe Corrà

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