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Luca, «prigioniero» ai Caraibi La sua farmacia è la sola in zona

Luca Sterza al lavoro nella sua farmacia
Luca Sterza al lavoro nella sua farmacia
Luca Sterza al lavoro nella sua farmacia
Luca Sterza al lavoro nella sua farmacia

Bloccato da giorni con la famiglia a Santo Domingo. Non riesce più a tornare a casa Luca Sterza, farmacista veronese, che era andato sull’isola caraibica con la figlia di tre anni e la compagna, originaria proprio della Repubblica Dominicana, in quello che doveva essere un viaggio uguale a tanti altri. «Un po’ di paura l’abbiamo», racconta al telefono Sterza, «perché qui non sono attrezzati economicamente per far fronte ad una emergenza sanitaria di questa portata». Hanno tutti la residenza italiana, ma l’Italia per loro adesso è solamente un lontano miraggio. Un sogno da raggiungere al più presto. Un primo aereo, partito da Santo Domingo, è decollato qualche giorno fa, ma i posti si sono esauriti in un lampo, una grande corsa al ritorno che sembra non fermarsi. «E il rincaro dei biglietti» aggiunge con grande amarezza il quarantenne veronese, «era addirittura del 150 per cento rispetto al prezzo medio». Una maggiorazione del prezzo spiegata dalla compagnia che si è impegnata nell’organizzazione del volo perché l’areo all’andata è decollato senza passeggeri. «Era il 18 marzo quando ci è arrivata la comunicazione che l’ambasciata italiana aveva organizzato il viaggio verso Roma. Non abbiamo nemmeno fatto in tempo a chiederci se tornare che ci è arrivata la notizia che non c’era più disponibilità». La situazione a Santo Domingo, anche se l’emergenza non è esplosa come nel nostro Paese, è comunque critica. C’è un coprifuoco completo dalle 20 alle 6 del mattino e internet funziona a singhiozzo. «Per acquistare del pane, latte e pasta l’altra mattina abbiamo dovuto girare per quattro ore. Abbiamo il timore che ci possano essere delle rivolte», dice. I numeri del contagio, prosegue il farmacista, salgono molto in fretta. «I medici qui prendono uno stipendio che equivarrebbe ai nostri trecento euro al mese e sono costretti a comprarsi le mascherine», spiega. Sterza, vorrebbe ritornare a casa, anche per dare una mano al socio che deve gestire la farmacia da solo, sempre in prima linea in questo periodo di emergenza. «È distrutto. Siamo l’unica farmacia in Valdadige, a Peri di Dolcè. Da solo sta compiendo un lavoro straordinario», sottolinea. Per ora fa quello che può a migliaia di chilometri di distanza online: ordini, ordini diretti, fatture e tutto quello che serve per mantenere l’attività. «Qui ci sentiamo abbandonati», confessa Sterza, «il Governo deve attivarsi concretamente. E se i voli fossero ripristinati tra svariati mesi come possono sostenersi molti italiani che hanno visto annullato il proprio volo?», si chiede. Sterza ogni anno trascorre alcuni mesi a Santo Domingo, sia per motivi familiari che per seguire alcune attività, e quest’anno aveva previsto di rientrare a fine marzo. Ma in poche settimane si è stravolto il mondo. E lui è rimasto intrappolato. Ora, forse, uno spiraglio arriva dall’ambasciata tedesca che – ma il condizionale è d’obbligo – potrebbe organizzare un volo per rimpatriare i cittadini europei nel vecchio continente. Ma il problema, una volta arrivati in Europa, sarebbe quello di raggiungere, poi, l’Italia. •

Nicolò Vincenzi

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