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La denuncia di una cuoca

«Lascio la cucina
delle suore, rischio
di contagiarmi»

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Suore in preghiera (foto d'archivio)
Suore in preghiera (foto d'archivio)
La denuncia della cuoca

«I medici hanno prestato giuramento, io no, io sono una cuoca». Getta la spugna Maria Coppeta, che da due anni lavora come cuoca, per conto della Turrini ristorazione, dalle suore, Sorelle della Misericordia di via Amatore Sciesa. Da giorni chiede alle suore di proteggere loro stesse e di proteggere lei, ma l'appello è caduto nel vuoto. «Sabato scorso c'erano 8 suore con la febbre. L’altro giorno c’è stato un decesso. Sabato due sorelle sono andate in ospedale, ma non so se sono ammalate, vive o morte. È un mese che lotto, ma adesso non me la sento più di continuare», dice la cuoca. Nell'istituto ci sono 30 suore, 16 hanno sintomi, sostiene la cuoca. «Una è morta e due sono in ospedale non sappiamo nulla del tampone non l'hanno fatto nemmeno a noi. Io della mia azienda non posso dire nulla perché mi ha dato tutte le protezioni che ho chiesto per mettermi nelle condizioni di poter lavorare. Sono le suore a non rispettare nessuna prescrizione, escono vanno in farmacia piuttosto che a comprare uno yogurt di soia. Sono andate in ospedale per togliere delle fasciature. Mi hanno detto di non allarmarmi, che per queste cose non si passa dal pronto soccorso, ma io temo per la mia salute. Continuano a girare per l’istituto anche se hanno la febbre».

 

Ormai è un fiume in piena, Maria: «Le suore vanno in chiesa e pregano tutte insieme senza rispettare la distanza l’una dall’altra. Non si mettono le mascherine, tante sono anziane, molto, non capiscono cosa sta succedendo. Io ho paura per me stessa perché ho una figlia di 20 anni e un nipotino che abitano a Brescia e che non posso ovviamente vedere. Temo di essere contagiata. Anche la madre superiora è in quarantena in camera sua, dice che lo fa per prevenzione. Io l’ho sentita più volte starnutire e farlo anche vicino a me. Ma lei dice che è allergia, io non me la sento più di continuare a lavorare. Non mi sembra di essere una persona che abbandona la nave ho chiesto tante volte alle suore di preservare la loro salute e di fare in modo che venisse a preservata quella degli operatori come me che vanno a lavorare da loro tutti i giorni. Mi hanno risposto che confidano nel Signore. E io che sono napoletana ho risposto loro che Dio ci dice “Aiutati che Dio ti aiuta“, non è con questo comportamento irresponsabile che possiamo riguardare la nostra salute. Non so che cosa farà la mia azienda. Ma davvero io non me la sento più di andare a lavorare in un posto dove non mi sento sicura e dove gli ospiti non fanno in modo di rispettare quello che ormai tutti sanno. Credo che la mia salute valga più di qualsiasi altra cosa. Io faccio turni mattutini, dalle 7 alle 13, preparo i pasti, tutti, faccio le ordinazioni alla mia ditta che poi fa le consegne, io non so come faranno le suore senza di noi, ma davvero non me la sento più. Sono nel panico, ogni giorno ho paura di essere stata contagiata. Questo non è vivere».

 

«La madre superiora è a letto. Oggi non ha febbre, nei giorni scorsi ce l’ha avuta. Noi non sappiamo più che cosa fare, la situazione è grave e ci sentiamo abbandonate». Suor Luigina Conti, 74 anni da compiere, è una delle più giovani suore ospiti dell’Istituto delle Sorelle della Misericordia di via Amatore Sciesa. È lei a rispondere al telefono. E la telefonata della giornalista diventa, finalmente, il modo di raccontare quello che si sta vivendo dentro quelle mura. Un modo per far sentire la propria voce. Per far capire che ci sono anche loro, le suorine, quelle che vanno anche alla casa di riposo che è poco lontano, la Steeb, o alla residenza Santa Caterina. «La situazione è grave. Ogni giorno prego Dio che mi dia la forza di continuare. Mi affido a lui non so cos’altro posso fare», si sfoga la suora, «spero solo che lo Spirito Santo mi illumini e non mi faccia compiere degli sbagli enormi, quelli piccoli possiamo commetterli tutti. Non vorrei farne di peggiori».

Aggiunge la suora: «Ogni giorno qui è una battaglia, ci sono tante sorelle ammalate. Una è morta a Borgo Roma un’altra è stata ricoverata positiva nello stesso ospedale. C’è un’altra sorella a Borgo Roma, ma non sappiamo ancora se ha un tampone positivo.

Alessandra Vaccari

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