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«La ciclabile dell'Adige arrivi fino a Verona»

I relatori al convegno che s'è tenuto all'università FOTO MARCHIORI
I relatori al convegno che s'è tenuto all'università FOTO MARCHIORI
I relatori al convegno che s'è tenuto all'università FOTO MARCHIORI
I relatori al convegno che s'è tenuto all'università FOTO MARCHIORI

Un asse Rovereto-Verona per incentivare la mobilità sostenibile, in particolare sulle due ruote. È quello che si augura il sindaco di Rovereto, il democratico Andrea Miorandi, lanciando un assist “bipartisan” al collega leghista veronese dalle aule dell'università di Verona, dove ieri si è svolto, in occasione della Settimana europea della mobilità sostenibile il convegno “Nuove strade o meno auto?”, promosso dal gruppo di lavoro dell'ateneo scaligero (che ha attivato un corso di perfezionamento del corso di laurea in Scienze motorie per la nuova figura professionale di “Promotore della mobilità ciclistica”), dagli Amici della bicicletta e dall'associazione “Voltapagina”. Nessuna nuova strada nei progetti del primo cittadino roveretano, bensì “un prolungamento fino a Verona della ciclabile dell'Adige”, che ripercorre lungo il fiume le orme della via Claudio Augusta costruita dai Romani. “Il nostro obiettivo è stato quello di intercettare nella rete cittadina i 350mila passaggi registrati nell'ultimo anno su questa ciclabile”, confida Miorandi. “E moltissimi cicloturisti, interpellati, sognano da Rovereto di poter raggiungere Venezia lungo questa via, passando da Verona, non fosse che il percorso si interrompe all'altezza di Affi. Sarebbe un ottimo investimento anche per la città di Giulietta: il flusso turistico collegato ha portato da noi un boom di presenze negli hotel, nei bar, nei ristoranti. E il cicloturista, tra l'altro, è un turista che spende”. Ma la cittadina del Trentino fa scuola anche all'interno delle mura, dove in soli tre anni (di cui uno e mezzo di “ascolto” delle proposte dei cittadini) ha messo in piedi un nuovo piano della mobilità urbana, varato lo scorso aprile. “Una vera rivoluzione verde”, commenta Miorandi, “per arrivare al 50 per cento degli spostamenti con mezzi più sostenibili dell'auto, il 30 per cento in bicicletta. Per farlo abbiamo allargato la Ztl e raddoppiato la rete ciclabile, da 15 a 30 chilometri, dando il “la” al bike sharing con ciclostazioni messe a sistema con la ferrovia. E poi riqualificato la vita nei quartieri, ognuno dei quali diventerà una vera isola ambientale più vivibile con più piazze al posto delle strade e tante zone 30”. Le polemiche, ammette il sindaco, all'inizio non sono mancate, “ma dopo un periodo di rodaggio abbiamo registrato un'invasione di pedoni e ciclisti in centro, oltre che un'esplosione del car sharing. Io stesso ho rottamato l'auto blu e condivido la mia con sei famiglie che abitano vicino al municipio”. Per migliorare la mobilità, insomma, la soluzione raramente è costruire nuove strade. “Ecco perché sarebbe bene che a occuparsi delle politiche del traffico fossero meno ingegneri e più comunicatori, sociologi, economisti: persone, insomma, con una formazione umanistica”, propone Corrado Poli, docente alla Libera università Iulm di Milano, dov'è incaricato della progettazione di un master internazionale sulle politiche urbane. “Più comunicazione, meno mobilità”, è il suo motto. Come dire: più telelavoro, più teleconferenze e meno viaggi non strettamente necessari: a pensarci bene basta questo per ridurre il traffico.E.PAS.

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