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L’epidemia non frena ma si bloccano i ricoveri

Nessun ricoverato nelle ultime 24 ore
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Nessun ricoverato nelle ultime 24 ore
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Per la prima volta, una delle voci che compongono il bollettino del Coronavirus a Verona, s’è fermata. La buona notizia, infatti, è che il numero totale dei ricoveri nelle ultime 24 ore non è aumentato: ieri è rimasto lo stesso di domenica con 583 pazienti in ospedale rispetto ai 582. Un «più uno» che non è niente rispetto all’andamento della scorsa settimana quando gli ingressi in reparto, tra malattie infettive e rianimazioni, erano anche 50 in un solo giorno. Gli esperti di statistica e di modelli epidemiologici dicono che è presto per gioire, il Coronavirus è subdolo e cambia il suo andamento nel giro di poche ore, ma di sicuro il dato relativo ai ricoveri, se si potesse idealmente mettere un punto fermo nella curva inarrestabile dell’epidemia, si potrebbe segnarlo proprio nella giornata di ieri: per la prima volta, infatti, il 30 marzo il contagiri s’è fermato, non ci sono stati altri veronesi – se non 1 – bisognosi di cure ospedaliere rispetto a quelli che già stavano in corsia. E non è poco. In più, altri 14 pazienti sono stati dimessi: guariti, sono tornati a casa. L’ANALISI. Tutti gli altri indicatori che da settimane raccontano la grande diffusione della Sars-Cov2 in città e in provincia sono cresciuti, ma di meno. Resta purtroppo ancora alto il bilancio delle vittime, con altri 8 decessi (7 a Borgo Roma, 1 a Legnago, 1 a Peschiera) che portano a 129 il totale dei morti veronesi, un tributo importante, troppo caro, che non trova consolazione né nella loro età avanzata né nel fatto che avessero altre patologie.«Se non fosse arrivata questa tremenda polmonite virale», dicono i medici, «avrebbero continuato a stare al mondo: le infezioni, sui soggetti più fragili, sono purtroppo letali. Per questo la comunità deve fare tutto il possibile per tutelarli: meno contribuiamo alla diffusione dell’infezione e più salviamo i nostri nonni, i nostri anziani genitori e chi ha problemi di salute». Ecco perché era ed è fondamentale stare a casa: oltre che per auto-tutela, anche per garantire la vita a chi, con questo virus, rischia di perderla. IL REPORT. Nel dettaglio, dei 583 veronesi ricoverati, 469 si trovano in area non critica e 114 in rianimazione. Partendo dalla città, 113 sono i pazienti a Borgo Roma di cui 24 in terapia intensiva, mentre 74 si trovano a Borgo Trento: di questi 34 bisognosi di respiratore; a Legnago sono solo 8 i pazienti intubati e 65 quelli assistiti in malattie infettive; è cresciuto il dato di San Bonifacio con 19 persone in area non critica e 7 in cure intensive; sempre alto il report a Villafranca: 115 i ricoverati nei diversi reparti e 20 quelli incapaci di respirare da soli; a Marzana 12 pazienti in area non critica, mentre a Negrar sono 10 i positivi che preoccupano in rianimazione rispetto ai 79 curati in corsia; a Peschiera 11 i gravi rispetto ai 50 distribuiti nei vari reparti. Il dato complessivo dei positivi veronesi, ieri, è salito a quota 2.054 con 121 nuovi casi rispetto a domenica: è evidente che se non sono finiti in ospedale – non essendoci stati appunto nuovi ricoveri -, si tratta di cittadini in isolamento a casa, senza grandi problemi di salute. Il totale di chi sta in quarantena domiciliare perché «contatto stretto» con soggetti infettati, è sceso a 1.388 - e anche questa è un’altra buona notizia - anche se questa è una voce più soggetta a variazioni, da valutare quindi con maggior cautela rispetto a quella dei ricoveri: il calo dei possibili contagiati tra la popolazione è stato, da un giorno all’altro, di 697 unità. E’ gente che è uscita indenne, sana, dai 14 giorni di isolamento domestico. Nel resto della regione, i positivi ieri sera erano 8.853, i ricoveri in area non critica 1.669 quelli in terapia intensiva 354. Da inizio emergenza, il Veneto ha perso 436 cittadini a fronte dei 790 guariti. L’APPELLO. «Abbiamo aumentato il vantaggio a 5 giorni sul modello matematico», ha commentato il presidente Zaia, «significa che le restrizioni ci hanno aiutato a rallentare il contagio, quindi bene, avanti così. Il picco è programmato per il 15 aprile ma già in questi giorni, se rispettiamo le regole, vedremo il trend rallentare», ha ricordato. «Avremo un Soft landing», ha aggiunto, «vuol dire che, quando arriverà il momento, non si apriranno porte e finestre. Dovremo pian piano dismettere la mascherina di sicurezza e fare uno screening perfetto della popolazione, per dire che chi ha gli anticorpi può avere la patente di negativo. Si tornerà alla normalità», ha concluso, «con gradualità, questo è poco ma sicuro». E’ sempre di ieri, a proposito, la notizia di un caso di reinfezione: «È vero», ha confermato Luca Zaia, «e non ci pace proprio niente». •

Camilla Ferro

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