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L’amarezza nei negozi «Ne sarà valsa la pena?»

Persone in coda davanti al supermercato della Grande Mela
Persone in coda davanti al supermercato della Grande Mela
Persone in coda davanti al supermercato della Grande Mela
Persone in coda davanti al supermercato della Grande Mela

La prima settimana dalla riapertura dei negozi è passata e ha dato la possibilità a esercenti e artigiani di fare un primo bilancio delle conseguenze di questa emergenza sanitaria. Dal 18 maggio i commercianti sono ripartiti, o almeno ci stanno provando, con tutte le nuove direttive, le distanze da rispettare, la cartellonistica e le attrezzature necessarie come i termoscanner per la misurazione della temperatura corporea e i gel igienizzanti. Nei negozi si può entrare scaglionati, poche persone alla volta, dipende dalla dimensione del locale. Rimane ancora l’obbligo di indossare la mascherina e i guanti, o di igienizzare le mani. Nei negozi di abbigliamento l’igienizzazione avviene stirando i capi o con una vaporella, una pratica necessaria ma che porta a raddoppiare i tempi di lavoro. Le persone così sono potute ritornare al lavoro, ma se l’offerta è pronta, la richiesta non sembra essere più quella di prima. Ieri, complice una calda giornata di sole e il ritorno a quella libertà da molti supplicata dopo settanta giorni di lockdown, i centri commerciali erano silenziosi e semi-vuoti. Alcuni negozi presenti nelle gallerie hanno tenuto le saracinesche abbassate: c’è chi riaprirà a giugno, e chi ha optato per un orario ridotto rispetto al solito. Qualcuno che ha scelto di andare a fare la spesa o il giro dei negozi ieri c’era, ma quasi tutti coloro che lavorano in questi luoghi confermano che un’affluenza così bassa non si era mai vista. Tra i tanti che da lunedì scorso animano le gallerie commerciali veronesi c’è, per esempio, Gilberto Tieni, che da 26 anni è presente all’interno de La Grande Mela Shopping Land di Lugagnano di Sona con il suo banchetto dove vende zucchero filato. «Non avevo mai visto un deserto così», afferma Tieni, «d’altronde le persone si sentono dire di non recarsi nei posti chiusi. Secondo me ci vorranno un paio di mesi perché aumenti l’afflusso». E mentre Tieni racconta che la settimana ha avuto più o meno lo stesso trend, ricorda che lui era in Friuli quando si verificò il terremoto del 1976 e che allora, in giro, si vedeva più gente rispetto ad oggi. Una situazione confermata da Marco Adamoli, che espone i suoi quadri al piano terra de La Grande Mela. «Oggi è domenica e non c’è praticamente gente», spiega, «in alcuni momenti non ci sono persone nemmeno da Obi, che è tra i negozi più frequentati». Al Green bar, che si trova a due passi dai quadri di Adamoli, si scopre anche un altro triste risvolto di questa situazione. «È un’apertura avvenuta molto a rilento», racconta Silvia Cataldo, che gestisce il locale in società. «Martedì», ricorda, «abbiamo lavorato un po’ di più perché c’era brutto tempo ed era San Zeno, patrono di Verona. Speriamo che la settimana prossima ci sia una vera ripartenza, che tutto questo sia valso la pena. Noi prima qui eravamo in sei, adesso siamo rimasti in tre: io, il mio socio e una ragazza». Un messaggio di ottimismo arriva invece dalla commessa Monica Cervato che, accettando di buon grado le nuove direttive, auspica che non si creino le condizioni per tornare indietro. «Speriamo che la gente abbia capito», afferma, «non replicando ciò che abbiamo visto nelle piazze in questi giorni. Dobbiamo riprenderci, non tornare indietro. Riaprire è stato davvero bello, dobbiamo andare avanti». •

Adele Oriana Orlando

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