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Il cavalier Ennio Ferrari ha spento il motore

Ennio Ferrari nel suo ufficio
Ennio Ferrari nel suo ufficio
Ennio Ferrari nel suo ufficio
Ennio Ferrari nel suo ufficio

La sua preoccupazione, la sera, era sapere se tutti i camion fossero rientrati. Solo allora se ne tornava tranquillo a casa. Il lavoro è stato la passione che lo ha spinto fino all’ultimo a restare in sella alla sua azienda di autotrasporti. Ora il cavalier Ennio Ferrari lascia il testimone. A un passo dai 91 anni si è spento nella sua abitazione, nel quartiere di Santa Lucia, affiancato dalla moglie Rosetta Castelar, 89 anni, e dai figli Maria Grazia e Claudio e i tre nipoti, che accompagneranno il feretro oggi, alle 9.30, nella chiesa di San Giovanni Evangelista, per il funerale. Fino a gennaio era stato amministratore della Ferrari Ennio srl, impresa di autotrasporti del Quadrante Europa nata negli anni Sessanta, ma dalla storia ben più antica. Il padre di Ennio, infatti, Giovanni, di Roverbella, era un «carrettiere»: tagliava legname di pioppi da carta e lo trasportava a Verona. Ennio, ancora giovanissimo, seguiva il padre. Lo seguì anche durante la guerra: «Una volta erano alle Cartiere Fedrigoni per scaricare del legname quando iniziò un bombardamento alleato», racconta oggi il figlio Claudio. «Il cavallo fuggì portandosi con sé il carro e lo ritrovarono a Santa Lucia sulla via di casa». Nel 1949, con i fratelli maggior Luigi e Vittorino, avviò un’attività di trasporto. «Nel 1950 guidava i camion che portavano in Puglia il marmo rosso di Verona donato dai marmisti scaligeri per la costruzione della chiesa di San Giovanni Rotondo. Era un viaggio di 24 ore, ma voleva arrivare alle 4 del mattino per assistere alla messa di Padre Pio». L’azienda si è evoluta nel tempo, dividendosi per rami negli anni Sessanta. Ed Ennio Ferrari ha condotto la sua fino ad arrivare alla sede di via Sommacampagna, di 6.400 metri quadrati, con 15 dipendenti e veicoli da 44 tonnellate e motrici da 7,5 e 12, e 15. «È nato trasportatore ed è morto quasi trasportatore», conclude il figlio. «Ci ha insegnato ad andare sempre avanti, con sacrificio. Anche nei tempi di crisi, quando gli consigliavamo di chiudere, ma lui non voleva perché pensava ai suoi dipendenti. Non ha lavorato per denaro, ma per passione». Figura storica dell’autotrasporto, Ferrari è stato presidente del consorzio Contrave negli anni ’70 e attivo nell’associazionismo veronese. •

Maria Vittoria Adami

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