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Obbligatorio dal 15 ottobre

Green pass e lavoro: tanti nodi da sciogliere, a partire dai controlli

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Controllo di un Green pass
Controllo di un Green pass
Controllo di un Green pass
Controllo di un Green pass

Il tempo stringe. Conto alla rovescia di sette giorni, da oggi, verso il «Green pass Day». Il certificato diventerà obbligatorio infatti, da venerdì 15 ottobre, per l’accesso a tutti i luoghi di lavoro, pubblici e privati. Una certezza, accompagnata da una serie di dubbi.

«È imminente una direttiva da parte della presidenza del Consiglio di ministri che chiarirà ulteriormente le procedure applicative», annuncia il Prefetto, Donato Cafagna. L’ultima riunione del Comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico (Comune, Provincia, vertici delle forze dell’ordine) è stata allargata anche ad Ulss 9, Azienda ospedaliera e Spisal, il servizio di prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro. Una carrellata monotematica, tra certezze e aspetti pratici in attesa di chiarimento.

 

Dubbi

Il lavoratore che scelga di ottenere il «pass» con il tampone dovrà calcolare al minuto le ore e soprattutto organizzarsi, per non arrivare a metà giornata con un certificato scaduto. Attività che richiedano l’organizzazione di squadre si troveranno, probabilmente, spiazzate per l’impossibilità (privacy) da parte del datore di conoscere in anticipo chi sia o meno in possesso della carta verde. Nei cantieri edili e in altri settori restano dubbi sul come applicare il controllo nei confronti dei fornitori. L’amministrazione pubblica (2000 i dipendenti del Comune di Verona) dovrà mettere in conto anche la rete delle verifiche per le proprie strutture territoriali, Circoscrizioni «in primis».

 

Tamponi

Tra le poche certezze c’è la sicura «esplosione» nella richiesta di test rapidi. Ma nonostante il presidente del Veneto, Luca Zaia, chieda «l’estensione della validità alle 72 ore» per il momento la copertura rimane fissa 48 per l’antigenico. Le 24 ore in più garantite dal molecolare, il cui esito non è immediato, rimangono in sostanza teoriche. Le stime per il Veronese fissano la platea di cittadini non ancora vaccinati intorno alla quota 100 mila: facile prevedere come buona parte di questi, in età lavorativa, prenderanno d’assalto l’intero «sistema» che eroga il servizio: l’Ulss 9 ma soprattutto farmacie e laboratori privati. Quanto ai costi, attualmente 8 euro per i minorenni e 15 per gli adulti, la garanzia non è assoluta, poiché nel libero mercato le cifre possono variare, anche parecchio.

 

Controlli

Per quanto riguarda la pubblica amministrazione (con l’esclusione degli utenti) la verifica dovrà avvenire all’accesso, includendo anche manutentori, volontari, stagisti e dipendenti con contratti a tempo determinato. Modalità sostanzialmente simili anche per il settore privato. «Si punta all’impiego di sistemi automatizzati di controllo, con una applicazione, sulla falsariga di quanto già accade nel mondo della scuola», spiega il prefetto Cafagna. Sistema che verrebbe ottimizzato con il possibile «collegamento con le banche dati del ministero della Salute, in modo tale da rendere più incisivo il controllo anche da remoto». Soprattutto per il «mantenimento» del Green pass ottenuto con tampone e soggetto a scadenza.

Molte aziende, soprattutto di medio-grandi dimensioni, si sono già attrezzate con tornelli e sistemi di verifica «neutri» in termini di privacy soprattutto per i certificati ottenuti con il tampone. Meno facile sarà, presumibilmente, la transizione per le imprese con un numero di addetti limitato. Lo Spisal, per parte propria, metterà in campo una serie di percorsi formativi, con organizzazioni di categoria e datori di lavoro, per favorire una transizione il meno traumatica possibile.

 

Chiarimenti

«Abbiamo una settimana di tempo per affrontare i non pochi problemi operativi legati all'obbligo del Green pass nei luoghi di lavoro. In particolare vi sono molte questioni pratiche che richiedono chiarimenti interpretativi da parte del Governo», spiega il sindaco, Federico Sboarina. A cominciare dal fatto che «per rispetto della privacy al datore di lavoro non è noto a priori chi sia dotato o meno del certificato e ciò potrebbe creare difficoltà nell'organizzazione del lavoro e dei servizi». «Resto convinto», prosegue, «che il vaccino sia stata l’arma che ci ha permesso di sconfiggere il virus ma, come avveniva con i decreti durante la pandemia, anche adesso l’esecuzione pratica delle norme porta con sé innumerevoli interrogativi». Il Prefetto Cafagna ribadisce: «Quello che ci aspetta il 15 ottobre è un passo deciso verso la sicurezza sul lavoro e la libertà».

 

Paolo Mozzo

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