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Gli effetti della pandemia

Gli albergatori: «Ultimi due anni tragici, a Verona serve un cambio di marcia»

Turisti a Verona (foto Marchiori)
Turisti a Verona (foto Marchiori)
Turisti a Verona (foto Marchiori)
Turisti a Verona (foto Marchiori)

Gli ultimi due anni «sono stati tragici» anche perché «il nostro è stato uno dei settori che più ha sofferto a causa della pandemia». Tuttavia preferisce guardare avanti Giulio Cavara, facendolo con ottimismo, «perché l’ultimo periodo dell’anno, tra festività, mercatini di Natale, mostra dei presepi e iniziative varie non potrà che essere positivo». Il presidente di Federalberghi Confcommercio Verona coglie al volo l’occasione della pubblicazione dei dati Istat, relativi al fatturato dei servizi di alloggio nei primi nove mesi del 2021, per scattare la fotografia di Verona. Ma anche per tracciare uno schizzo di quello che potrà accadere i prossimi mesi. Togliersi qualche sassolino e snocciolare dei suggerimenti a chi, la prossima primavera, vincerà le elezioni e si insedierà a Palazzo Barbieri. 


Partendo dai numeri, quelli nazionali parlano di un calo del fatturato delle strutture ricettive del 35,8 per cento rispetto al corrispondente periodo del 2019. Federalberghi stima che, per bene che vada, il settore ricettivo italiano chiuderà il 2021 con quasi 10 miliardi di euro in meno rispetto al 2019. Non solo: nei due anni segnati dalla pandemia la perdita complessiva sarà di circa 24 miliardi di euro. Ebbene, a Verona come in altre città d’arte, sta andando molto peggio: «Nel 2020 il giro d’affari del comparto ha segnato un crollo del 90 per cento, quest’anno sarà tra il 55 e il 70 per cento: è vero che l’estate è andata bene, però nei primi sei mesi dell’anno non c’è stato turismo. La realtà è tragica», aggiunge Cavara, «anche se molti si ostinano a rivolgere lo sguardo altrove, illudendosi che l’andamento favorevole della domanda italiana durante la seconda parte dell’estate sia stato sufficiente a compensare due anni di carestia». Non è così, e anche il 2021 chiuderà in terreno negativo, e a doppia cifra. «Attendiamo le festività di fine anno», prosegue il presidente degli albergatori veronesi, «e gli eventi organizzati sul territorio da Confcommercio e altri enti con la speranza che l’andamento dell’epidemia e le nuove misure di contenimento non procurino ulteriori danni ma incentivino lo spostamento e il turismo.

E poi confidiamo di poterci finalmente lasciare alle spalle questa emergenza sanitaria». Certo, eliminare il virus, o quantomeno ridurne gli effetti a livello sociale ed economico, non potrà bastare. Cavara, facendosi portavoce dei colleghi del comparto, auspica interventi anche da parte di chi la città la governa: perché continuare a ripetersi quanto Verona sia un territorio magico e unico cullarsi nell’autocelebrazione non può bastare. Non dopo le conseguenze provocate dalla pandemia. «Dopo le festività del Natale la città vivrà tre mesi ‘spenti’ dal punto di vista turistico, in attesa che torni a rianimarsi ad aprile», spiega Cavara, aggiungendo che «sarebbe auspicabile individuare e promuovere in quel periodo delle iniziative culturali di spessore, in grado di attrarre turismo di alta fascia». Cavara pensa a mostre di rilievo «sull’esempio di quanto hanno programmato per gennaio e febbraio città come Padova, Parma, Treviso. Se si vuole dare una caratterizzazione annuale alla nostra città è necessario vivacizzare un periodo storicamente depresso».

Francesca Lorandi

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